Ha sicuramente influito su questo dato il lancio del titolo trainante della stagione, Revolutionary Road di Richard Yates, che (ripubblicato in occasione dell'uscita del film di Sam Mendes) ha superato le 50.000 copie. Con ancora più piacere ho scoperto che tra gli altri titoli significativi c'è Il tempo materiale di Giorgio Vasta.
Due Madri - il booktrailer - in libreria dal 14 aprile
martedì 15 dicembre 2009
Piccoli editori crescono, in barba alla crisi
Ha sicuramente influito su questo dato il lancio del titolo trainante della stagione, Revolutionary Road di Richard Yates, che (ripubblicato in occasione dell'uscita del film di Sam Mendes) ha superato le 50.000 copie. Con ancora più piacere ho scoperto che tra gli altri titoli significativi c'è Il tempo materiale di Giorgio Vasta.
sabato 12 dicembre 2009
Scrittori e scriventi
Ecco, è questa la differenza: loro mettono la storia al servizio della Lingua, io metto la lingua al servizio della storia. Quando parlando di un libro - e ne snocciolano almeno una ventina che non solo non ho letto, ma di cui non ho mai neppure sentito parlare - non giudicano solo la storia. Anzi a volte non la valutano affatto. Parlano della Lingua. Di ciò che le parole hanno evocato non attraverso quella sensazione che spesso si prova e che si cerca di esplicitare dicendo "bello, come vedere un film", ma attraverso ciò che la Lingua, attraverso le parole, ha costruito. Le parole sono il blocco di marmo e lo scalpello è la conoscenza che di quelle si ha. L'opera finale è ciò che la Lingua ha impresso al blocco di marmo e che può essere armonico e meraviglioso o assurdo e stupefacente o chissà cos'altro.
Ma che sento distante da quello che faccio io.
Come andare in giro per librerie dell'usato. Filippo e Giorgio tracciano sotto ai miei occhi una mappa nazionale delle migliori librerie dell'usato dividendole addirittura per tipologie, per specializzazioni, per classi. Si entusiasmano per il ritrovamento in una bancarella di un libro che credevano perduto e irraggiungibile. E mentre io mi glorio della mia tessera della biblioteca di Campagnano che mi permette di continuare a leggere quello che più mi va senza dover affrontare l'oneroso impegno di mettere ordine nella mia strabordante libreria, Giorgio mi confessa che i libri preferisce possederli perché così può scriverci sopra.
Arriviamo a Benevento. Fa un freddo pazzesco, ma la bella città che ricordo dall'estate scorsa è ancora più affascinante. Il teatro è pieno di ragazzi: ci illudiamo che siano qui per noi e non solo per risparmiarsi il pomeriggio di studio. Lo spero per loro più che per noi perché gli interventi di Giorgio (su Fenoglio) e di Filippo (su Bianciardi) sono davvero un tesoro da raccogliere e conservare. Io ho portato il Gattopardo e mentre leggo le pagine del Principe e delle scimmiette ho la pelle d'oca.
Meno di due ore in tutto, poi l'assalto ai nostri libri esposti sul tavolo all'ingresso (omaggio del Premio) e al buffet. Un buffo signore che avrebbe fatto la felicità di Lombroso, dà periodico e indefesso assalto a un alberello di Natale ornato di cioccolatini Strega che strappa con furia dai rami e tesaurizza nelle tasche. Poi si accorge che tutti abbiamo notato le sue movenze da pesce spazzino e facendo il vago punta verso il vassoio della pizza farcita.
Altre due ore a spasso per la città, per vedere la città di luce e siamo sul treno del ritorno. Giorgio mi mostra "Jimmy Corrigan. Il ragazzo più in gamba sulla Terra" una fantastica Graphic Novel di Chris Ware. E di nuovo si parla di libri e di scrittura. Ma mai di storie. Di nuovo mi sento lontano dal loro modo di intendere questa cosa che comunque ci unisce e ne sono affascinato. Mi stupisce questa loro capacità di scrivere a prescindere dal lettore, pensando prima di tutto alle parole e alla Lingua e solo dopo alla storia. Pur riconoscendo - e citano un paio di casi - che senza storia si può avere tutta la Lingua del mondo, ma non si va lontano.
La loro Lingua e le loro parole hanno reso questo viaggio breve. Ci salutiamo senza le formule di rito: né "ci vediamo" e neppure "sentiamoci, eh...". Se accadrà, accadrà. Se sui sentieri della Lingua o su quelli delle storie, non importa.
giovedì 10 dicembre 2009
E il Premio Scerbanenco va a...
Dobbiamo andare via prima: a mezzogiorno c’è la mia presentazione al Jiardin de l’Ange. Non mi faccio molte illusioni, Courmayeur si è svuotata e a mezzogiorno qui si mangia. Ma non ho fatto i conti con l’amore per il noir che porta fin qui appassionati da ogni dove, così di gente in sala ce n’è più di quanta sperassi. Fila tutto liscio: Valerio Calzolaio è brillante e conosce a fondo il romanzo; il pubblico è attento e la mezz’ora a nostra disposizione fila via come una chiacchierata tra amici. Finita la presentazione Maurizio e Paola insieme ad Angioni e Todde hanno avuto una grande idea: approfittare della bellissima giornata per andare sul Monte Bianco. All’una e cinque siamo ai piedi della funivia, ma – siccome sono solo i terroni che non hanno voglia di lavorare – qui si fa la pausa dalle 13 alle 14, quindi ci rassegniamo a mangiare polenta e fonduta in uno chalet vicino. Dove però il proprietario è calabrese così come – ci viene rivelato – il 60 per cento della popolazione di Courmayeur. Ecco forse spiegata la pausa pranzo alle funivie.
Satolli entriamo in una cabina degli anni ‘50 (e orgogliosa di esserlo) che a tappe ci porta fino a 3.400 metri. Su di noi volteggiano i gracchi delle Alpi, l’aria è quasi immobile, il freddo è così secco che i –2 nemmeno si sentono. Intorno a noi si erge una corona così stupefacente che si può immaginare la mano di Dio mentre la intaglia.
Torniamo a Courmayeur che è quasi ora della presentazione di Donato Carrisi e di Maurizio. Abbiamo saputo che i giurati sono già in conclave, ma preferiamo non pensarci: c’è ancora troppo da divertici. Facciamo una nuova conoscenza: Roberto Ricciardi, un colonnello dei carabinieri che ha vinto il premio Tedeschi 2009 e si è conquistato la pubblicazione nel giallo Mondadori. Entra anche lui nel nostro clan sgangherato. Ci ritroviamo tutti al Jiardin de l’Ange e finalmente conosco Carrisi. E’ diverso da come lo descrivono. Potrebbe darsi più arie di una mongolfiera e invece è lì tranquillo che cerca di capire in mezzo a chi è finito. Il clan decide di abbassare la guardia e di iscriverlo ad honorem. Maurizio conduce la sua presentazione come uno skipper porterebbe una barca in porto e viene proprio voglia di conoscere il suo commissario Ricciardi. Riusciamo a trascinare Vichi e la Bucciarelli sul palco per la foto di famiglia in cui – manco a dirlo – compare anche Savatteri.
Si va a bivaccare nel grande salone dell’hotel Royal. Si chiacchiera di tutto; i crocchi si compongono e scompongono. Come per assisterci nella volata finale si sono materializzati gli editor e gli uffici stampa delle nostre case editrici.
Andiamo a cena tutti insieme. Si parla dei grandi misteri di questo Paese (è per questo che siamo qui, no?) e di cazzeggia mangiando nouvelle cousine alla valdostana. Poi, all’improvviso, sono le dieci. Nessuno di noi sembra aver saputo in anticipo chi ha vinto. Forse, memori dell’amarezza che contraddistinse le ultime battute della scorsa edizione, i giurati sono riusciti a rispettare e a far rispettare la consegna del silenzio.
Arriviamo alla cerimonia in ritardo. Poi tutto accade in fretta, molto in fretta.
Alla mia destra ho Maurizio; alla mia sinistra la Bucciarelli.
E’ Cecilia Scerbanenco a leggere il verdetto.
Marco Vichi, con Morte a Firenze.
Cavolo, c’avevo sperato.
Vichi si volta verso la Bucciarelli per esprimerle il suo sgomento.
Elisabetta sembra prenderla bene.
Io batto le mani.
Prima ancora di aver il tempo di metabolizzare, cominciano a scorrere le immagini del film Zombieland. Beh, è un po’ troppo e non solo per me.
Ci rifugiamo in un posto molto fighetto, il bar Roma, dove ci ritroviamo tutti, ma proprio tutti. Finalisti (manca la Bucciarelli che è già partita per Milano), mogli, compagne, giurati (alcuni), giornalisti e… Savatteri. Ordiniamo la grolla dell’amicizia, una specie di bomba alcolica che sa di napalm (sì, l’ho assaggiato e allora?) alla quale appozziamo tutti insieme. Con ammirabile maestria Savatteri guida il cazzeggio. E’ una serata tra amici; non ci sono né vincitori, né vinti. Da domani saremo di nuovo tutti sulla tastiera del pc a buttar giù il prossimo romanzo, magari pensando all’edizione dello Scerbanenco che dovrà vincere.
Con colpo di classe finale Savatteri convince/costringe Vichi a pagare il conto. Dal suo premio vanno scalati 122 euro di alcolici ad alta gradazione.
mercoledì 9 dicembre 2009
Couurmayeur, i sardi e il nero
Fuori fa -7 quando ci rintaniamo in un bar a sorseggiare irish coffee e cioccolta calda. Maurizio racconta la sua straordinaria avventura editoriale e si lascia ascoltare come sa fare un grande affabulatore. A cena la sindrome del pesce fuor d'acqua torna a farsi sentire fino a quando non arriva la pattuglia di sardi che qui non ha niente da vincere nè da perdere. Con loro si parla di tutto - proprio tutto - dai libri di Alajmo al silenzio di Piazzese, da Distretto di Polizia ai dieci libri italiani più venduti in Italia negli ultimi 100 anni (per la cronaca il primo è Il Gattopardo e il decimo Va' dove ti porta il cuore). Si mangia bene e si chiacchiera ancora meglio. Poi tutti (o quasi) a vedere Jennifer's body, scritto da Diablo Cody (Juno) che si fa vedere sul palco più easy di come uno se la immaginerebbe. Vado a letto con la conferma che l'horror non è proprio il mio genere.
lunedì 7 dicembre 2009
Courmayeur Express
venerdì 4 dicembre 2009
Auguranti e augurati
(d'ora in avanti "l'Augurato") di accettare senz'alcun obbligo, implicito o
esplicito, i voti più sinceri dell'Augurante (d'ora in avanti "gli Auguri")
affinché l'Augurato possa trascorrere nel migliore dei modi (ove nella frase
"migliore dei modi" si sottintende da parte dell'Augurante e si presuppone
da parte dell'Augurato un atteggiamento che tenga conto delle problematiche
di carattere sociale, ecologico e psicologico, che non sia causa di tensione
e/o competizione, né comporti o favorisca alcun tipo di assuefazione o di
discriminazione, sia sessista, sia di diverso carattere) per la festività
coincidente al Solstizio d'Inverno convenzionalmente nota come "Natale", ma
che può essere chiamata e celebrata dall'Augurato secondo le sue tradizioni
religiose e/o laiche, premesso il debito rispetto nei confronti delle
tradizioni religiose e/o laiche di persone di qualunque razza, credo o sesso
diverse dall'Augurato, ivi comprese coloro che non praticano alcuna
tradizione religiosa e/o laica.
Qualsiasi riferimento a qualunque divinità, figura mitologica, personaggio
tradizionale, reale o leggendario, vivo o morto che sia; a simboli (ove sono
compresi tra l'altro - ma non limitativamente - canti e rappresentazioni
artistiche, letterarie e sceniche) religiosi, mitologici o della tradizione
che possa essere ravvisato direttamente o indirettamente nei presenti Auguri
non implica da parte dell'Augurante alcun sostegno nei confronti della
figura o del simbolo in questione.
L'Augurante chiede inoltre all'Augurato di accettare gli auguri per un
felice (ove l'aggettivo "felice" viene definito tra l'altro - ma non
limitatamente - come "gratificante dal punto di vista personale,
sentimentale e finanziario e privo di complicazioni di carattere medico,
dirette o indirette") anno 2010.
L'Augurante sottolinea che la datazione "2010" è qui considerata come
convenzionale, così com'è considerata convenzionale la data del 1° Gennaio
come inizio dell'anno, e dichiara il suo assoluto rispetto per altri tipi di
datazione legati alle differenti culture religiose e/o laiche di cui
l'Augurante riconosce il prezioso contributo allo sviluppo dell'attuale
società multietnica.
Augurante e Augurato convengono inoltre su quanto segue:
- Gli Auguri valgono a decorrere dalla data del presente accordo al 31
Dicembre 2010, dopodiché dovranno essere esplicitamente rinnovati da parte
dell'Augurante.
- Gli Auguri non implicano alcuna garanzia che i voti di "felicità" espressi
dall'Augurante trovino un effettivo riscontro nella realtà dell'Augurato, il
quale non potrà attribuire all'Augurante alcuna responsabilità civile e/o
penale e/o morale per la loro mancata attuazione.
- Gli Auguri sono trasferibili a terzi purché il testo originale non subisca
modifiche o alterazioni. La libera diffusione del testo non implica tuttavia
il pubblico dominio del testo stesso, i cui diritti appartengono in ogni
caso al detentore del copyright.
- L'Augurante declina ogni responsabilità derivata dall'utilizzo degli
Auguri al di fuori dai limiti prescritti; in particolare, l'Augurante
declina ogni responsabilità per eventuali danni fisici o morali all'Augurato
e/o a persone e/o sistemi informatici a lui collegati derivati dall'invio
degli Auguri mediante E-Mail o qualunque altro metodo di trasmissione,
elettronico o di diverso genere, attualmente in uso, in fase di
sperimentazione o non ancora inventato.
giovedì 3 dicembre 2009
E' tornato il Dag
Un paio di note di colore:
1) Maurizio è stato così gentile da chiamarmi al tavolo per dire un paio di cose e gli chiedo perdono se ho preso più tempo del dovuto.
2) Ho finalmente conosciuto Enzo BodyCold e sua moglie con cui ho parlato di un sacco di di cose: dal Giappone alla graphic novel; dalle cose che accadono in una seduta di laurea a una collaborazione da inventare sull'asse New York-Roma. Sono simpaticissimi e mi dispiace non poter contare sulla loro compagnia a Courmayeur, anche se Enzo mi ha confessato di non aver votato per me allo Scerbanenco. Considero impegno preso l'idea di andarci a fare una birra insieme una di queste sere.
mercoledì 2 dicembre 2009
In Terra Consacrata è in finale!
venerdì 27 novembre 2009
La recensione di Valerio Calzolaio
Roma. Giugno 1983. Giugno 1993. Estate 2008. Sparisce la quindicenne Antonella Iacoangeli. Venticinque anni dopo una donna dice di sapere come, perchè e che fine ha fatto. Si tratta della bellissima drogata ex prostituta d’alto bordo Anna Marzani, parla anche del bimbo dei Salemi ucciso oltre quindici anni fa, vien fuori che è una strana storia di connivenze fra una nota banda di delinquenza e riciclaggio guidata da Marino Cruciani ed esponenti del Vaticano, in particolare monsignor Duarte. L’anziano procuratore in pensione, autore dell’indagine irrisolta e poi di un libro in materia, viene tirato in ballo per capirci qualcosa. E…. Alt! Avete letto le agenzie e i giornali della recente ultima quindicina di novembre? Cliccate il comando rinomina, stesse date e vicende, i veri nomi in ordine: Emanuela Orlandi, Sabrina Minardi, Nicitra, banda della Magliana, Renatino Enrico De Pedis, Marcinkus, ecc. (da Calvi a Sindona). Bella ulteriore prova per il dotato quarantenne palermitano giornalista “estero” dell’AGI Ugo Barbàra (“In terra consacrata”, Piemme 2009, pag. 459 euro 18,50), in terza varia, molto documentato (anche grazie alla cronista giudiziaria Rosa Polito) e anche sufficientemente creativo ispirato (se perdeva ancor più la rotta era anche meglio). Pagine interessanti sull’anticomunismo della Chiesa. Il titolo si riferisce al luogo della “sepoltura”. Segnalo che la vita è sottile equilibrio di diffidenze. Buona musica e pure molte messe cantate, violentemente. Troppi panini per essere nella capitale.
sabato 21 novembre 2009
mercoledì 18 novembre 2009
Ecco le istruzioni per votare
Tutto quello che serve è:
- un collegamento a internet
- una casella di posta elettronica
- un documento di identità a portata di mano
La prima cosa da fare è andare all’indirizzo http://www.noirfest.com/iscriviti.asp. Comparirà la schermata qui sotto che dovete compilare in ogni campo. Potete anche ignorare la parte “scegli il tuo avatar” e premere direttamente il pulsante “iscriviti”
Fatto ciò andate alla vostra casella e-mail: troverete un messaggio proveniente dall’indirizzo webmaster@noirfest.com. Apritelo e ciccate sul link che vi trovate all’interno: è la richiesta che il sistema fa per verificare che abbiate realmente chiesto l’iscrizione alla votazione. Se il link non funzionasse, copiatelo e incollatelo sulla barra degli indirizzi del vostro browser. A questo punto tornate sulla vostra casella di posta: vi sarà arrivato un nuovo messaggio in cui vi viene data la password per votare. Andate al sito http://www.noirfest.com/login.asp e inserite il vostro indirizzo e-mail (che funge da username) e la password. Entrerete così nella lista dei candidati e ‘In terra consacrata’ è il secondo titolo. Una volta che avrete votato potrete (se ne avete voglia) anche partecipare al forum all’indirizzo http://www.noirfest.com/forum.asp per convincere gli altri elettori che ‘In terra consacrata’ è davvero il romanzo che merita di vincere.
Come vedete è un meccanismo piuttosto farraginoso, ma dovrebbe mettere al sicuro dai clamorosi brogli dell’anno scorso. Sembra una procedura lunga, ma vi assicuro che se ne esce in meno di cinque minuti. Grazie a tutti per la pazienza.
giovedì 12 novembre 2009
Andiamoci a prendere il Premio Scerbanenco!
L'anno scorso avete portato 'Il Corruttore' in finale al Premio Scerbanenco. Quest'anno vi chiedo di riprovarci: facciamo vincere 'In terra consacrata'. Per evitare i brogli, il meccanismo di voto è un po' più complesso della scorsa edizione, ma la partecipazione al voto è molto più divertente e si può interagire con gli altri 'elettori' per convincerli che 'In terra consacrata' è il candidato migliore. Tutto quello che serve sono un pc, una casella e-mail e un documento di identità a portata di mano. E' un po' come una sottoscrizione per una giusta causa. E questa - diamine! - è una giusta causa.
Le istruzioni sono qui: http://www.noirfest.com/iscriviti.asp ma fate in fretta: c'è tempo solo fino al 28 novembre.
Le istruzioni sono qui: http://www.noirfest.com/iscriviti.asp ma fate in fretta: c'è tempo solo fino al 28 novembre.
mercoledì 4 novembre 2009
Dalle mie fredde mani
"Davvero?". Pulivo con uno straccio i residui lasciati sul vetro.
"Dicono che non è un simbolo cristiano. E' una cosa pagana, venuta dal nord"
"E chi lo dice?"
"Ma perché?" insisté mio figlio.
"Perché è il simbolo di una festa e se noi festeggiamo qualcosa che gli altri non festeggiano possono offendersi"
"E chi? Chi ha deciso che non dobbiamo avere le figurine alle finestre e l'albero in giardino?"
Mi chinai sui talloni fino ad essere alla sua altezza.
"Ricordi quando fecero togliere il crocifisso dall'aula?" gli domandai.
Lui annuì.
"Sono state le stesse persone" continuai.
"Ma non sarebbe molto più facile se lo festeggiassero anche loro il Natale?"
"Può darsi" mentii.
Guardò verso l'angolo del salone in cui aveva allestito il Presepe.
giovedì 29 ottobre 2009
"In Terra Consacrata" ha vinto il Premio Alziator!
Arrivo a Fiumicino, corsa precipitosa agli imbarchi Meridiana e - sorpresa! - volo in partenza in orario. A Cagliari trovo l'autista pronto e veloce e alle 21,30 in punto sono al Teatro Lirico, dove la cerimonia è iniziata da una manciata di minuti.
E qui ho la prima sensazione positiva: tutto troppo perfetto per essere casuale.
La serata procede, lunga, ma dinamica e senza intoppi. Vengono premiati i finalisti della sezione inedito, quelli per la saggistica e gli autori mediterranei. In quest'ultima sezione c'è un piccolo giallo: è presente solo Lizzie Doron e qualcuno bisbiglia che gli altri due finalisti - due egiziani - hanno dato forfait perchè il loro sindacato degli scrittori non gli avrebbe perdonato di essere saliti sul palcoscenico al fianco di un'israeliana. Poco dopo Salvatore Niffoi farà piazza pulita delle chiacchiere: dietro l'assenza dei due non c'è niente di politico. Ma Lizzie non ci crede.
Arriva un lungo, bellissimo momento musicale dedicato a Fabrizio De Andrè. Sul palcoscenico si danno il cambio i Tazenda, Nada, Viola Valentino e Teresa De Sio che reinterpretano brani di Fabris. Dalle poltrone accanto a me gli altri due finalisti nella sezione narrativa non trovano pace: Gianfranco Manfredi entra ed esce in continuazione dalla sala e Silvia Ronchey sbuffa vapore acqueo da una lunga sigaretta elettronica.
E qui ho una prima sensazione negativa: magari loro sanno già chi è il vincitore.
Sul palcoscenico Michele Mirabella inanella una gaffe dietro l'altra ma le trasforma tutte in teatro e Nadia Bengala non azzecca un accento, ma le sono solidale: neppure io ho molta confidenza con la lingua sarda e avrei fatto i suoi stessi errori.
La platea ammutolisce quando sul palcoscenico sale Lila Azam Zanganeh, scrittrice e giornalista iraniana, docente di Harvard quando aveva appena 22 anni, fluente in cinque lingue. e bella come il sole. Sembra che lei e Mahmoud Ahmadinejad non vengano solo da due Paesi diversi, ma da due costellazioni lontane miliardi di anni luce.
E' mezzanotte passata quando Anna Galiena legge il primo capitolo di In Terra Consacrata. Ho la pelle d'oca, non solo perché dopo aver sentito leggere le stesse pagine a lei e a Laura Morante mi sembra di non poter desiderare un destino migliore per le mie parole, ma perché ci siamo quasi...
Mirabella riprende il microfono.
And the winner is...
Cavolo, non ci posso credere. Salto sulla sedia. Per me sono le sette del mattino, non dormo da 24 ore ma sembro Nino Castelnuovo mentre saltello come un grillo sugli scalini del palcoscenico. I riflettori mi abbagliano, Dori Ghezzi mi fa i complimenti e mi stringe le mani, mi fanno domande e do risposte (sensate) che non ricordo.
Strette di mano, sorrisi, complimenti, adrenalina al massimo. Bellissima sensazione.
Andiamo a cena al ristorante del T-hotel; sono al tavolo con la Ronchey, con Manfredi, con la Zangane e con un pianista che non conosco, ma che ha fatto una splendida interpretazione di un paio di canzoni di De Andrè. Solo dopo un paio di giorni scoprirò che Cesare Picco è un genio assoluto e che il suo ultimo disco è uno dei più belli che abbia mai sentito. A cena sono solo capace di chiedergli se ha già inciso, ignorando il fatto che sia all'undicesimo Lp. Bella figura!
Con Manfredi parliamo di Cina e un po' di montagna. Poi si alza e scompare. Scompare davvero, si smaterializza. Se ne va in camera senza neppure salutare: non so se sperare che sia per maleducazione o per rosiconeria. Dopo un po' ci abbandona anche la Ronchey. Ma lei, almeno, saluta.
Scherzo a lungo con Lizzie Doron. E' bello conoscere finalmente un'israeliana laica, disincantata e ironica come solo gli ebrei sanno essere.
Alle due siamo nell'aria tiepida della notte cagliaritana, tutti troppo eccitati per andare a dormire. Con Niffoi, Luigi Puddu (superbo chitarrista) e il marito della Bengala (una vera scoperta! andiamo a bere rum sulla terrazza di Alfredo Franchini, autore di un bel libro su De Andrè. Si parla di musica, si fa musica. Si parla di letteratura, di quelli che se la tirano e di quelli come noi che sembra che si conoscano da una vita.
Alle quattro e mezzo è ora di andare. Ci abbracciamo promettendoci di risentirci presto e di rivederci altrettanto presto. Siamo una ghenga di amici di vecchia data. Posso andare a dormire con un sorriso e la testa che mi gira.
mercoledì 28 ottobre 2009
Incoerenze cinesi
lunedì 26 ottobre 2009
Matrimonio alla cinese
I Simpson a Shanghai
domenica 25 ottobre 2009
La Moratti ha un problema
sabato 24 ottobre 2009
Scrivere al buio
Se un tempo Shanghai era la città del Bun e dei canali, oggi è la città dei cavalcavia. Corrono dappertutto, in ogni direzione, incrociandosi e intersecandosi e incasinando la vita di milioni di neopatentati che attraversano improvvisamente tutte e cinque le corsie perché si sono accorti
all'ultimo istante che la loro uscita è proprio quella che stanno superando. Sorgono a decine di metri di altezza, si allungano puntando dritto verso un palazzo che tanto avrà vita breve perché qui mica siamo a Napoli dove una tangenziale si ferma davanti a una catapecchia: qua se un edificio è dove non conviene che sia, tanto peggio per lui: le ruspe sono già dietro l'angolo.
Della comitiva vi ho già accennato. Se in un primo tempi mi era sembrata curiosa, ora è addirittura stupefacente. A parlarne sembra di raccontare una di quelle vecchie barzellette: "un italiano, un serbo e un afghano…". Ma la realtà è molto più complessa e merita di essere raccontata con calma…
venerdì 23 ottobre 2009
Una buffa comitiva
mercoledì 7 ottobre 2009
Daje al trans!
domenica 4 ottobre 2009
In Terra Consacrata finalista al Premio Alziator
LIBRI: PREMIO ALZIATOR, ECCO I 12 FINALISTI
(AGI) - Cagliari, 3 ott.- Sono 12 i finalisti, tre per ciascuna delle quattro sezioni, che concorreranno al premio letterario "Francesco Alziator", promosso dal Comune di Cagliari con il contributo della Regione Sardegna, in programma il 28 ottobre al Teatro Lirico del capoluogo. La giuria, presieduta dallo scrittore Salvatore Niffoi, ha selezionato, tra le 252 opere in concorso, Ugo Barbara (giornalista dell'Agenzia Italia), Gianfranco Manfredi e Silvia Ronchey per la sezione Narrativa, Remo Bodei, Gianni Olla e Gianni Sirigu per la Saggistica, Viviana De Cecco, Stefania Mannu e Claudia Zorzi per la sezione Inediti giovani autori e Al-Asswani Ala, Doron Lizzie e Ashur Radwa per quella Speciale. Per ognuna delle sezioni Saggistica, Narrativa e Speciale e' previsto un premio per il primo classificato di 6 mila euro, mentre agli altri due finalisti andranno rispettivamente 1.000 euro, al pari del vincitore della sezione Inediti Giovani Autori. La terna dei dodici finalisti e' stata resa nota stamane in una conferenza stampa dal presidente della giuria assieme al sindaco Emilio Floris e al presidente del Comitato di gestione Maurizio Porcelli. Il Premio letterario, in questa edizione, ha registrato un incremento del 30% rispetto allo scorso anno del numero di opere presentate, oltre ad una partecipazione piu' ampia delle case editrici nazionali e regionali. Sia il Premio che il festival letterario sono stati finanziati con 120 mila euro di risorse comunali, mentre la Regione sponsorizza l'evento con uno stanziamento di 20 mila euro.
venerdì 2 ottobre 2009
Coffee Club Nespresso
"Sì... lento, inconsistente"
"Temo, signore, che lei stia confondendo il sapore con la consistenza"
"Può essere, ma io vorrei un caffè che si sente in bocca e mi dia anche una bella sveglia"
Altra smorfia di naso.
"Se cerca una nota di sottobosco autunnale..."
"Allora forse è meglio che venga un'altra volta, prima di aver preso il caffè".
"Va bene, mi dia anche quella". E sbrighiamoci che devo andare a lavorare.
Nel frattempo un tizio accanto a me si è portato via una cassa di blister e ha sganciato 95 euro.
giovedì 1 ottobre 2009
Un italiano, una brasiliana e una greca arrivano all'Onu...
L'unica consolazione è stata CK. Non Calvin Klein, ma Cleide e Kostantina, due giornaliste - una brasiliana, l'altra greca - che avendo sperimentato le code latinoamericane e mediterranee sapevano come rassegnarsi a una lunga attesa e ingannarla con le ciance.
Hanno impiegato un paio di secondi per capire che sono italiano. Non per l'accento - mi hanno assicurato - ma per il look. Credo fosse un complimento: non avevo la cravatta arancione su camicia nera degli spagnoli, non la t-shirt sdrucita sui pantaloni del completo di gabardine dei francesi e non la giacca due taglie troppo grande di chiunque si trovi a est di Berlino. Ma appena hanno accertato che ero italiano il discorso è andato rapido come un fulmine all'argomento hot del momento.
La tenuta del sistema bancario italiano di fronte alla più grave crisi finanziaria del secolo? No.
La fuga dei cervelli? No.
Le mignotte di Palazzo Grazioli? Sì.
"Ma come? Come" mi ha chiesto Cleide, "un popolo così civile, così raffinato, che tanto a fondo ha segnato la storia può essere caduto così in basso?"
mercoledì 30 settembre 2009
L'avverbio è tuo nemico
Ai miei allievi del corso di scrittura insegno a diffidare di alcuni insidiosi compagni di viaggio: l'avverbio, l'aggettivo e i termini desueti o da milieu post-intellettuale. Allego lo scritto di Piperno ed evidenzio solo gli avverbi. Giudicate voi.
Mi chiedo se ciò che viene corrivamente definito «innocentismo» non celi una leale seppur complicata aspirazione umanista. Lo so, per molti l’innocentismo è un moto dell’animo tipico di individui privi di struttura e di spina dorsale; la malattia dostoevskiana di chi riesce a identificarsi con l’assassino e non con la vittima, o l’incubo kafkiano di chi teme di essere incastrato da un momento all’altro per un reato non commesso. Insomma qualcosa che rischia di diventare, nel migliore dei casi pietistico lassismo, e nel peggiore posa estetizzante. Tanto più di questi tempi in cui il più prelibato divertissement dei miei connazionali sembra consistere nello snidare criminali, leggere intercettazioni, spulciare verbali, costruire ben documentate cattedrali del sospetto. Ma che posso farci se tale demagogico esercizio mi appare così rivoltante? E se un moto interiore che non ha niente a che fare con il sentimentalismo mi spinge sempre a ipotizzare, di primo acchito, l’innocenza di un mio simile?
In questi anni, da che Chiara Poggi è stata trovata morta e il suo ragazzo Alberto Stasi accusato di averla assassinata, è la terza volta che mi capita di chiosare gli ultimi sviluppi del «caso Garlasco». Constato che i due precedenti pezzi erano animati da uno spirito dissennatamente innocentista, cui la perizia super partes dell’altro giorno sembra aver dato retroattivamente ragione. Certo, si tratta di una medaglia di latta che non ha nessun senso esibire. Più interessante mi sembra il fatto che ancora una volta la mia attenzione si concentri su Alberto Stasi. Sulla storia che lo riguarda che, qualora lui fosse innocente, mi parrebbe il più perfetto e paradigmatico tra gli incubi contemporanei. Mi spiego. A chi è accaduto di vedere una propria foto sul giornale sa quanto tale esperienza sia straniante. La verità è che quella foto ti parla di tutto fuorché di te stesso. Tanto che certe volte hai il sospetto che sia un surrogato, un apocrifo, un’impostura bell’e buona creata ad arte per screditarti. Non c’è niente di più penoso della discrasia tra il pensiero intimamente affettuoso che nutri per la tua irrilevante personcina e quella specie di essere disgustoso (quel Mr Hide) catturato dalla foto ora riprodotta, senza il tuo consenso e senza alcun ritegno, in centinaia di migliaia di esemplari.
Mi chiedo se Alberto Stasi, frattanto, abbia fatto il callo alle sue mille foto apparse in questi due anni sui giornali. Nel qual caso a quest’ora saprà che non c’è centimetro quadrato del suo corpo né impercettibile dettaglio del suo contegno che non parli di colpevolezza: l’incarnato diafano, la sobrietà dei lineamenti, la sfuggente pudicizia, tutto lo rende l’interprete ideale del ruolo di Stavroghin in una eventuale trasposizione cinematografica de I demoni di Dostoevskij. Eppure c’è la possibilità che Stasi, a dispetto delle più promettenti apparenze, sia semplicemente innocente. A quanto pare, oltre al suo corpo, al suo contegno e a certe bieche predilezioni sessuali non c’è indizio della sua colpevolezza. Ed ecco l’elemento che, al postutto, più mi agghiaccia: tutto nella nostra vita (tutto quello che facciamo e non sappiamo di fare, tutto quello che siamo e non sappiamo di essere) può offrire la futura prova e il futuro movente della nostra colpevolezza in un crimine che non abbiamo ancora commesso e che forse mai commetteremo.