E' quello che sto facendo: scrivere al buio. Da Shanghai non ho accesso a Blogger, né a Facebook, quindi devo adattarmi a provare questo sistema, rudimentale, ma spero efficace. La città è un'esperienza straordinaria. Mi sarebbe piaciuto allegare qualche foto, ma in queste condizioni è davvero impossibile. Ed è un peccato, perché Shanghai, come Pechino per le Olimpiadi, non si e' soltanto rifatta il trucco per l'Expo 2010: si sta rivoltando come un calzino per presentarsi ancora più moderna e fantascientifica. Libera dai legami di cui in qualche modo soffre la capitale, Shanghai può espandersi in qualunque direzione: in verticale – e l'ha fatto un anno fa con l'apertura del Financial Centre, un enorme apribottiglie che svetta 492 metri sopra la città – e in orizzontale, con un'espansione che segue le bizzarre direttrici disegnate dalle tangenziali.
Se un tempo Shanghai era la città del Bun e dei canali, oggi è la città dei cavalcavia. Corrono dappertutto, in ogni direzione, incrociandosi e intersecandosi e incasinando la vita di milioni di neopatentati che attraversano improvvisamente tutte e cinque le corsie perché si sono accorti
all'ultimo istante che la loro uscita è proprio quella che stanno superando. Sorgono a decine di metri di altezza, si allungano puntando dritto verso un palazzo che tanto avrà vita breve perché qui mica siamo a Napoli dove una tangenziale si ferma davanti a una catapecchia: qua se un edificio è dove non conviene che sia, tanto peggio per lui: le ruspe sono già dietro l'angolo.
Della comitiva vi ho già accennato. Se in un primo tempi mi era sembrata curiosa, ora è addirittura stupefacente. A parlarne sembra di raccontare una di quelle vecchie barzellette: "un italiano, un serbo e un afghano…". Ma la realtà è molto più complessa e merita di essere raccontata con calma…
Se un tempo Shanghai era la città del Bun e dei canali, oggi è la città dei cavalcavia. Corrono dappertutto, in ogni direzione, incrociandosi e intersecandosi e incasinando la vita di milioni di neopatentati che attraversano improvvisamente tutte e cinque le corsie perché si sono accorti
all'ultimo istante che la loro uscita è proprio quella che stanno superando. Sorgono a decine di metri di altezza, si allungano puntando dritto verso un palazzo che tanto avrà vita breve perché qui mica siamo a Napoli dove una tangenziale si ferma davanti a una catapecchia: qua se un edificio è dove non conviene che sia, tanto peggio per lui: le ruspe sono già dietro l'angolo.
Della comitiva vi ho già accennato. Se in un primo tempi mi era sembrata curiosa, ora è addirittura stupefacente. A parlarne sembra di raccontare una di quelle vecchie barzellette: "un italiano, un serbo e un afghano…". Ma la realtà è molto più complessa e merita di essere raccontata con calma…
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