Due Madri - il booktrailer - in libreria dal 14 aprile

lunedì 30 marzo 2009

La Città Morente

Sono silenzioso da un po'. E' perché sono a Palermo a tenere un corso di scrittura creativa agli studenti del mio ex liceo, l'Umberto I. Sarei tentato di dilungarmi su quale soddisfazione è tornare nella propria scuola... da insegnante. Ma c'è un altro argomento che ha monopolizzato la conversazione con i tanti amici che ho ritrovato: lo stato di questa città.
Chi mi legge sa quanta eco ci sia di Palermo in quello che scrivo. E chi mi conosce sa quanto sia complesso il mio rapporto con questa realtà. C'è stato chi mi ha accusato di aver scelto di andar via invece che raccogliere la sfida a restare e chi mi ha detto che ho fatto l'unica cosa giusta. E ogni volta che sono tornato mi sono domandato come sarebbero state le cose se fossi rimasto. E l'ho sempre fatto con una punta di malinconia.
Questa volta però quella malinconia non l'ho vissuta, perché ho trovato una città morente.
Non potete immaginare quanto mi addolori dirlo, ma è questo che ho visto. Quando sono qui preferisco camminare invece che prendere l'auto o la Vespa di mia sorella. Cammino in lungo e in largo, dal Massimo a oltre la Circonvallazione; da via Dante a Piazza Marina. E mai come questa volta ho visto una città abbandonata a se stessa, preda di quella sindrome da escalation dello sfacelo in cui i palermitani - ma, come diceva Freud, i siciliani in genere - sono maestri nel precipitare.
Sporca, innanzitutto. Una città che ha più Lsu di qualunque altro posto del globo terracqueo non riesce a tenersi pulita. Sono stato di recente a Città del Messico che ha più abitanti, più caos e più problemi di Palermo, ma le vie del centro erano immacolate. Perché questo a Palermo non è possibile? Dove sono gli spazzini? Perché i marciapiedi - persino quelli del 'salotto buono' della città - sono mitragliati di escrementi?
Chi è quel grandissimo cornuto che fa cacare il cane sul marciapiede e poi non pulisce?
Finito lo slalom, attraversata la strada sulle strisce con strema cura perché qui le auto non si fermano neppure davanti a una mamma con passeggino, penso che in fondo sono il solito esagerato. Che i veri problemi in una città come Palermo non sono certo i marciapiedi sporchi, le auto in tripla fila, il clacson suonato alle tre di notte, l'indolenza degli impiegati negli uffici pubblici, il delirio del trasporto pubblico.
No, i problemi veri non sono questi. E Roma, del resto, è un gran casino, quindi non si capisce bene cosa ho da lamentarmi.
Ma non c'è niente da fare: quel senso di malinconia non torna e si fa più amara la pena per la Città Morente .

domenica 22 marzo 2009

Hurray, it's draft day!

E' fatta! Le facce soddisfatta (la sua) e allucinata (la mia) che vedete sono conseguenza della consegna dell'ultima bozza del nuovo romanzo. Il file è già arrivato alla tipografia della Piemme a Verona, anticipato di un paio di giorni da quello della copertina.
Lei, ve la presento, è Rosa Polito, punta di diamante insieme al mitico Gian Franco Coppola (ma quella è un'altra storia) della cronaca giudiziaria dell'Agi. Molti, moltissimi scoop di cui avete letto sui giornali sono in realtà farina del suo sacco. Il suo nome comparirà solo nel frontespizio, ma senza di lei questo nuovo romanzo non potrebbe esistere.
E' un progetto che per mesi abbiamo portato avanti in una specie di semisegretezza, seminando spiegazioni a mozzichi e bocconi a chi ci chiedeva cosa stessimo combinando. Ora è fatta. Titolo e tema? Nooo, i dettagli li riserviamo per la prossima volta.

sabato 21 marzo 2009

Requiem per il New York Times

Gira voce che l'Fnsi stia per firmare il nuovo contratto dei giornalisti. Oppure l'ha già fatto e io sono l'unico a non saperlo. Comunque dopo quattro anni di vacanza contrattuale era pure ora. Ma la cosa strana è che questa firma avvenga in quello che forse è il momento storico più complesso per il giornalismo. Non per carenza di informazione - sarebbe un paradosso nell'era di Internet - ma per la fatica che il giornalismo as we know it sta facendo a trovare una nuova dimensione.
Un paio di numeri fa Internazionale ha riportato un lungo articolo di Michael Hirschorn, giornalista sta­tunitense che si occupa di editoria e nuo­vi media e collabora con Atlantic. Suona un po' come un Requiem per il New York Times, ma tiene conto del fatto che prima del quotidiano newyorkese cadranno molti altri bastioni del giornalismo un po' ovunque. Ne riporto uno stralcio, che credo sia il più interessante e che riguarda proprio il destino che attende quella mostruosa quantità di persone che, con la annunciata morte della carta stampata, dovranno reinventarsi una professione. E magari riscoprirla per quello che era in origine.
"Chiaramente, nei primi tempi ci sarà una strage di giornalisti. Se l'80 per cento dei redattori del New York Times sarà licenziato, molti non troveranno un nuo­vo lavoro. Ma a lungo andare, quando i giornalisti non saranno più costretti a occuparsi di moda e società, capiremo perché il vero giornalismo è importante e perché forse vale perfino la pena di pagare per averlo. I giornalisti migliori sopravvivranno e alla fine faranno fortuna. Qualcuno verrà soffiato dall'Huffington Post e dai suoi concorrenti, o perfino da siti d'informazione più piccoli come Talking Points Memo, che tenendo basse le spese generali riescono a offrire un giornalismo di qualità. Qualcuno avrà successo anche come free lance. Firme come Thomas Friedman, Paul Krugman e Andrew Ross Sorkin (il direttore del blog DealBook, che si è rivelato una gallina dalle uova d'oro per il New York Times) acquisteranno un grande valore sul mercato. Per loro e per molti altri, l'esperienza potrebbe rivelarsi inebriante, e forse più redditizia delle battaglie sindacali per ottenere un aumento nel prossimo contratto.
La morte del New York Times sarà un momento commovente e un duro colpo per il giornalismo americano. Una catastrofe? A lungo termine probabilmente no."

giovedì 19 marzo 2009

Un tom-tom per il giallo

Di quanto i premi letterari (se uno li sa affrontare senza isterismi) diano l'opportunità di conoscere gli altri scrittori abbiamo già parlato qui. Ma quando mi sono trovato finalista allo Scerbanenco ho dovuto fare i conti con la mia profonda e assoluta ignoranza di quello che è un mondo incredibilmente vitale e ricco di personaggi: il giallo italiano. Che poi con le sue declinazioni (o eccezioni, o se preferite derivazioni) in noir, thriller, horror e via dicendo si allarga a macchia d'olio fino a comprendere decine di nomi.
A Courmyeur mi avrebbe fatto molto comodo un bel tomo appena uscito da Cooper Editore: il Dizionario Atipico del Giallo. L'autore è Maurizio Testa (con la collaborazione e i contributi di Alessandra Buccheri per la parte letteraria e di Claudia Catalli per quella cinematografica ed homevideo) scrittore e giornalista, nonché mente de 'Il falcone maltese' e 'Noirbook'.
Per dirla con parole sue, il Dizionario Atipico del Giallo, consiste in una particolare selezione dei libri, dei film, del programmi tv, dei dvd, delle manifestazioni e quant'altro ha ruotato nel mondo del giallo, del mystery, del noir e del thriller nell'anno passato. Ma si tratta di un dizionario atipico perché la selezione di cosa, chi e come inserire è stata dettata dal giudizio dell'autore e ogni voce è trattata come un articolo. Oppure è un'intervista, o ancora prende spunto da un libro o un film per parlare di un genere o anche una breve storia di esperienze personali nel mondo del giallo. Istruzioni per l'uso: non va tenuto su uno scaffale in attesa di consultarlo, ma sul comodino per leggerlo, magari una voce ogni sera "come un vero giallo".

lunedì 16 marzo 2009

Il segreto è tutto in un bacio

Dimenticate le cenette al lume di candela, risparmiatevi le passeggiate al tramonto mano nella mano o le lunghe chiacchierate in riva al mare. Se volete scoprire se la persona che avete davanti la vostra anima gemella c'e' una sola cosa da fare: baciarla. E' attraverso il bacio, secondo gli studiosi americani, che si capisce chi e' veramente l'altra meta' della mela e non c'entrano niente tutte le romanticherie da "apostrofo tra le parole t'amo", quanto piuttosto un fulmineo e serrato esame di compatibilita' biologica. "Un bacio e' un'esplosione di informazioni che si inviano e si ricevono" dice Helen Fisher, antropologa autrice del volume 'Perche noi: la natura e la chimica dell'amore romantico'". "Fondamentalmente" aggiunge, "il bacio e' uno strumento di valutazione della compatibilita'. Il grosso della corteccia cerebrale e' deputato a raccoglierei le sensazioni che vengono dalle labbra, dalle guance, dal naso e dalla lingua. Di dodici nervi craniali, cinque raccolgono informazioni da intorno alla bocca". Il bacio "e' fatto per le sensazioni piu' delicate: i sapori, le temperature, il tocco e gli odori. Quando si bacia qualcuno lo si 'sente' per davvero, quindi un bacio non e' solo un bacio, ma un modo di far sapere chi si e', cosa si vuole e cosa si puo' dare". Gordon Gallup, docente di psicologia evolutiva all'universita' di Albany, si spinge oltre. "Al momento del bacio" dice, "ci sono meccanismi altamente 'cablati' che valutano lo stato di salute, quello riproduttivo e la compatibilita' genetica. Quello che accade al momento del bacio, insomma, e' una proposta 'o la va o la spacca'". Un sondaggio dell'universita' di Albany tra gli studenti sembra dar ragione a questa teoria. Il 59 per cento dei ragazzi e il 66 per cento delle ragazze ha ammesso di aver perso interesse in un persona che trovava attraente gia' dopo il primo bacio. Ma la riproduzione e la nascita di una coppia, avverte Fisher, non dipendono solo dal bacio. "Il cervello ha sviluppato tre diversi sistemi" dice, "una e' la spinta sessuale, la seconda e' l'amore romantico e il terzo e' il senso si calma e di sicurezza che si avverte in una relazione di lunga durata".

domenica 15 marzo 2009

Non solo noir... ecco la Legal Drama Society

Finalmente! Ci voleva come il pane: qualcuno che si occupasse di legal thriller. Un genere molto amato in Italia (basti pensare alla fortuna di Grisham o di serie tv come Boston Legal), ma soffocato da quelli più di moda come il noir o il giallo-horror. Certo nel nostro Paese il courtroom drama è penalizzato da un sistema giudiziario che ha l'appeal di un palo del telegrafo: statico, farraginoso e vetusto in ogni sua forma, ma sono convinto che anche da noi ci sia spazio per questo tipo di storie. La litigiosità degli italiani fa sì che i nostri tribunali siano ingolfati da cause civili e penali di ogni tipo e stampa e tv dedicano ampio spazio ad autentici courtroom reality come il processo ad Amanda Knox (nello show a Raffaele Sollecito spetta solo il ruolo di comparsa) o indagini in presa diretta come quelle sull'omicidio di Garlasco. Per non parlare di Un giorno in pretura che ormai va in onda dalla notte dei tempi e può contare su una nutrita schiera di fedelissimi. Bene: per tutti quelli che amano l'aria viziata delle aule dei tribunali; gli stratagemmi dell'accusa e le contromosse della difesa, ecco il sito giusto: il blog della Legal Drama Society. Chi ama il genere troverà pane per i propri denti e, soprattutto, la possibilità di dire la propria. Su ogni fronte. Merito di Giovanni Ziccardi, docente universitario di diritto e avvocato, che cerca di mettere insieme autori, appassionati ed esperti. L'impresa è solo all'inizio, ma va avanti alla grande. Chi scrive - lettori veri - non risparmia critiche a nessuno. E questo è un grande pregio. E non lo dico solo perchè c'è una recensione de Il Corruttore.

venerdì 6 marzo 2009

Il comma 22 degli scrittori

Parlando di scrittura, scrittori e agenti letterari con Giuliano Gallo - inviato del Corriere della Sera e caro amico - se n'è uscito con una frase che trovo illuminante e che cito alla lettera:
"il comma 22 degli scrittori è che se vuoi pubblicare un libro devi averne già pubblicato uno, ma se vuoi pubblicarne uno devi essere uno scrittore. Per questo sopravvivono i piccoli editori"