Due Madri - il booktrailer - in libreria dal 14 aprile

domenica 26 ottobre 2008

I film francesi sono una mattonata

Che problema hanno i registi francesi con il ritmo? Cos'è che proprio gli impedisce di metterne un po' nei loro film? E soprattutto: perché ogni volta che vado a vedere un film francese me ne pento?
Ieri sera siamo andati al cinema. Il che, per noi, è un piccolo evento, perché negli ultimi mesi siano stati costretti per varie ragioni a contingentare talmente tanto le nostre uscite che nell'elenco delle ultime volte posso ascrivere quasi esclusivamente film per ragazzi. Niente di male: mi piacciono i film per ragazzi, ma a dire il vero mi sarebbe piaciuto andare a vedere 'Il Divo' o 'Gomorra' o anche 'The hurt locker' e non so quante altre pellicole per le quali ho pensato "cavolo, questo non lo posso proprio perdere". E invece li ho persi. Perché alla fine se ho tempo per andare a cinema e questo coincide con la possibilità di andarci con i bambini, allora diventa un'occasione imperdibile. E quindi Sorrentino, Garrone e Bigelow possono attendere il passaggio su Sky o l'uscita in dvd.
Ma ieri è stato diverso. Cena con una coppia di amici in un delizioso ristorante cinese in Prati (ci vuole coraggio per andare dal cinese di questi tempi, dite? Beh, me l'aveva consigliato lo staff di AgiChina24 quindi stavo tranquillo) e poi cinema. Per dire la verità non è che in un raggio ragionevole ci fosse da scialare: pochi titoli davvero interessanti. Ma soprattutto avevo curiosità di vedere 'La Classe' del quale ho letto lodi sperticate, ho visto grandi critiche...
UNA MATTONATA MICIDIALE! Due ore e un quarto di docu-film su una classe di una scuola media del XX arrondisment di Parigi dove alunni immigrati da ogni parte del globo terracqueo polemizzano con un professore troppo debole su qualunque cosa.
Non è un brutto film, ma non si può massacrare lo spettatore con un quarto d'ora di dissertazione sul funzionamento del consiglio disciplinare e poi liquidare la sessione del consiglio con 5 minuti di scena priva di alcuna emozione. Si potevano serenamente tagliare 35 minuti e soprattutto si poteva dare un po' di tensione. Come accadeva ne 'La Haine' di Kassovitz, quello sì un gran film (profetico) sulle banlieue.
A vedere 'La classe' viene voglia di insegnare per salvare orde di giovani da loro stessi; di prendere a calci nel sedere i tredicenni insolenti; di aumentare lo stipendio dei Prof, ma soprattutto, ahimè, viene voglia di sbadigliare. E si rafforza la mia diffidenza nei confronti dei film che vengono premiati a Cannes.
Ritmo, ragazzi, ritmo!

giovedì 16 ottobre 2008

Massimo rispetto

Questo sarà probabilmente il milionesimo post dedicato a Roberto Saviano. Io, poi, dovrei essere l’ultimo a parlare dato che non ho letto il libro e non ho visto il film. Ma ormai tutti parlano di Gomorra come se ne fossero il ghost writer, o amici fraterni dell’autore o ancora grandi esperti di camorra. Ne ho sentite di tutti i colori. All’aeroporto di Torino, di ritorno dalla Fiera del Libro, un amico ed esperto di criminalità organizzata mi tesseva le lodi della Mondatori, capace di creare a tavolino un fenomeno come Gomorra e di riuscire a mantenerne il controllo. Qualche giorno dopo un giornalista di un grande quotidiano napoletano mi faceva notare che tutto sommato Saviano se l’era andata a cercare, perché solo un ingenuo o uno sprovveduto si mette a fare nomi e cognomi e poi spera di farla franca. A un convegno dove parlavano giovani scrittori rosiconi, uno dei peggiori autori che l’Italia abbia partorito negli ultimi dieci anni diceva – premettendo di nutrire grande stima per l’amico Saviano – che Gomorra non deve essere considerato un romanzo perché non è scritto come un romanzo, che Saviano neppure si sente uno scrittore e che questo fenomeno non fa che inquinare la vera letteratura. Io mi limito a condividere l’opinione di Giovanni Puglisi, secondo il quale a Gomorra e a Saviano si deve un merito straordinario: l’aver riportato la scrittura nella sfera dell’impegno civile. Dopo anni in cui si poteva prendere la penna in mano solo per essere militanti (bleah!) e dopo anni in cui si doveva scrivere solo per raccontare se stessi e quello che ruota intorno al proprio ombelico (doppio bleah!) finalmente si riscopre il valore civile, rivoluzionario della cultura. Non di quella che si fa nelle università e nei salotti, ma di quella che nasce dall’esperienza di un vissuto anche professionale che porta un ragazzo di 28 anni a sembrare mio nonno e a girare con la scorta. E questo con buona pace di quella clamorosa balla che sono le rivelazioni del pentito sul piano per uccidere prima di Natale (!) Saviano e gli agenti che lo proteggono e del padre dell’autore che, magari credendo di fargli un buon servigio, ha raccontato a mezza Italia che suo figlio a tredici anni aveva già letto Il Capitale di Marx.
Personalmente a quell’età ero fermo a Cronin e impazzivo per Topolino.

domenica 12 ottobre 2008

Perchè non a Vercelli?

Quando mi è stata mandata la copia di questa lettera ho riso a crepapelle per un pezzo. Poi mi è sorto un interrogativo pieno di sgomento. Perchè l'autore di questa delirante missiva è di Agrigento (che ha dato i natali a Pirandello) e non di Vercelli (che non ha dato i natali a nessuno, se non a Giovanni Antonio Bazzi meglio conosciuto come Il Sodoma)?
E' un problema di caldo o magari è colpa della mafia. Oppure il continuo incanto della Valle dei Templi o del mare che invoglia troppo a lasciarsi andare.
Oppure è un problema di scuole, di lavoro minorile, di abbandono da parte della società civile.
Se la riforma Gelmini riuscisse a dare una risposta a questo, allora sì che dovrebbero farla santa! Ma mi sa che il calendario è già al completo.
P.S.: i vercellesi non se la prendano: è il primo posto civile che mi è venuto in mente.

lunedì 6 ottobre 2008

ALLARME!

C'è un nuovo ALLARME! E questa volta è l'ALLARME! razzismo. Se non mi sbaglio è stato più o meno sei mesi fa che eravamo in pieno ALLARME! rom. O forse quello era l'ALLARME! romeni o, più generalmente, clandestini.
Quindi, facendo un paio di conti, sei mesi eravamo sotto attacco di plotoni di barbari incivili, mentre oggi siamo noi ad aggredire schiere di indifesi immigrati senza neppure perdere troppo tempo a distinguere tra un nero e un cinese.
Dico noi perché da che mondo è mondo l'ALLARME! è una cosa generica che coinvolge una massa piuttosto ampia di persone, possibilmente un'intera nazione. Come potrebbe essere l'ALLARME! mutui o l'ALLARME! benzina. Ma mentre la rata per la casa e il costo del pieno sono due elementi oggettivi - voglio vedere chi non si è accorto del rincaro dei carburanti! - il razzismo è una cosa diversa, più delicata e più grave. Perché per una società come la nostra in cui la multiculturalità (che parola complicata!) è un fenomeno relativamente giovane, il ricorso alla violenza per sfogare le tensioni sociali non è un ALLARME! con il quale scherzare.
Con l'ALLARME! mucca pazza si smise di mangiare carne per qualche settimana e poi tutto tornò alla normalità e lo stesso accadde con il pollo all'aviaria. Ma con il razzismo bisogna andarci cauti perché è il genere di ALLARME! che non causa solo danni economici, ma irreparabili danni sociali; che apre ferite profonde e dolorose come quelle inferte dalla rivolta di Los Angeles del 1992.
La donna somala che denuncia di essere stata umiliata all'aeroporto di Fiumicino è una Rodney King in salsa italiana? No. E chi cerca di spacciarla per tale non sa che incendio rischia di appiccare. Perché tra un ubriaco senza precedenti penali pestato in mezzo alla strada e una donna con precedenti per droga (per quanto lievi) perquisita in un aeroporto c'è un abisso. E la minaccia è dietro l'angolo: la rivolta di Los Angeles cominciò con una matrice razziale, ma nel giro di due ore si trasformò in uno scontro tra gang criminali. Nulla di paragonabile alle rivolta - quella sì razziale - di Watts nel 1965 o a Detroit e Newark. E oggi, dopo la strage di immigrati africani a Castel Volturno, mi sembra che in Italia siamo più vicini alla Los Angeles del 1992 che alla Detroit del 1968.
Quindi, per favore, levate il dito da quel pulsante di ALLARME!

venerdì 3 ottobre 2008

L'immancabile appuntamento con gli Ig-Nobel

Ogni anno li aspetto con trepidazione. Solo il Nobel per la Letteratura mi incuriosisce di più, ma pochi appuntamenti sono esilaranti come quello con gli Ig-Nobel: i Nobel dell'assurdo. E ogni anno cerco di essere io a occuparmene. Oggi, come di consueto in apertura della stagione dei Nobel veri, si sono rinnovati l'appuntamento e le risate. Con una sorpresa: tra i premiati c'è anche un italiano.
Ecco il lancio che ho fatto per l'Agi, ma mi sarei dilungato molto, molto di più...
ITALIANO VINCE NOBEL DELL'ASSURDO TAROCCANDO IL 'CRUNCH' DELLE PATATINE
L'ingannatore di sensi italiano ha vinto il Nobel. Non quello vero, in realta', ma uno degli 'Ig-Nobel', i riconoscimenti assegnati ogni anno alle ricerche piu' assurde dagli 'Annali delle ricerche improbabili' di Harvard. Tra i vincitori di quest'anno c'e' Massimiliano Zampini dell'Universita' di Tento che, insieme a un collega di Oxford, e' riuscito a far credere a una persona che stava addentando una patatina croccante mentre invece era stantia facendole ascoltare in cuffia l'inconfondibile 'crunch' delle chips. Ogni anno, in una cerimonia anarcoide alla vigilia dell'apertura della stagione dei Nobel veri, vengono celebrate le ricerche piu' surreali. E quella di Zampini e' in buona compagnia: per la chimica e' stato premiato lo studio di una scienziata del policlinico di Boston secondo cui la Coca-Cola uccide lo sperma, ma non puo' per questo essere usata come contraccettivo. Per la biologia il premio e' andato a un'equipe francese che ha dimostrato che le pulci del cane saltano molto piu' lungo di quelle del gatto. Per l'economia alla scoperta fatta in New Mexico che per una ballerina di lap dance le mance piu' cospicue corrispondono con il periodo di maggiore fertilita'. Due archeologi brasiliani, poi, si sono guadagnati l'Ig-Nobel grazie a una ricerca che dimostra i danni di cui e' capace un armadillo libero di scorrazzare in un'area archeologica. Il premio per la pace e' invece andato al Comitato etico svizzero per aver sancito il principio che le piante hanno un dimensione morale e una dignita'.

Liberi commenti

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mercoledì 1 ottobre 2008

Vota Gramellini!

"La Stampa" di Torino, nella sua ultima gestione, è uno dei pochissimi giornali leggibili in Italia.
Per me un appuntamento fisso è con il Buongiorno di Massimo Gramellini. Quello di oggi è talmente azzeccato che non posso non rilanciarlo.
Eccolo:
"L’attrice Ramona Badescu è stata nominata consigliere del sindaco di Roma per i rapporti con i romeni (i rapporti con gli uzbeki sono congelati in attesa di trovare un’attrice di madre lingua). La politica Daniela Santanché è stata ingaggiata da Odeon Tv, insieme a Irene Pivetti ed Elisabetta Gardini, una ex onorevole diventata personaggio televisivo e un ex personaggio televisivo diventata onorevole. Se la società degli umani seguisse i criteri dei politici, avremmo dentisti che trapanano radiatori e meccanici che scalpellano carie, parrucchieri che insegnano procedura penale e magistrati che fanno la messa in piega. Sarebbe un mondo elettrico ed estemporaneo. Finirebbe in fretta, ma fra molte risate. Invece quello dei politici resiste perché non è più un mercato specializzato. Prevale chi non sa fare nulla, a patto che non lo sappia fare dappertutto. Un ceto di incompetenti intercambiabili, che può stare su un calendario come al governo, andare in Parlamento sull’onda di un successo (o insuccesso) televisivo e finire in tv sulla scia di un’esperienza parlamentare.Ben ci sta. Ai tempi di Mani Pulite ci accanimmo contro i professionisti della politica. Anziché esigere semplicemente che i componenti di tutti gli organi elettivi dello Stato e degli enti locali venissero dimezzati, per ridurre a cifre accettabili i costi endemici della corruzione, pensammo di risolvere il problema con l’ingresso della fantomatica società civile nelle stanze dei bottoni. Così la politica, che in mano ai politici era una cosa sporca ma seria, è rimasta sporca ed è diventata anche frivola".
Grande, no?