Non vorrei essere il sindaco di Milano. E a pensarci bene neppure il presidente della provincia o della Regione Lombardia. Perché dopo aver visitato i cantieri dell'Expo di Shanghai non vorrei essere al posto di chi si troverà a dover competere con quello che questa gente sta mettendo in piedi. E visto il ritmo da bradipo sotto narcotici con cui procedono i preparativi italiani c'è da temere che nel 2015 il risultato sarà una baracconata. Con l'aggravante che questa volta la posta in gioco è molto alta. Nel 2015 sarà ancora ben chiaro il ricordo di Shanghai e se l'Italia vuole dimostrare non solo alla Cina, ma al mondo intero che la forza lavoro a basso costo è una cosa, ma lo stile è tutta un'altra questione, l'Expo di Milano potrebbe essere l'ultima occasione.
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