Primo giorno di Noirfest. Stessa atmosfera dell'anno scorso, ma con meno neve. Per fortuna: posso finalmente vedere che faccia ha Courmayeur. E qualche sorpresa: prima fra tutte Maurizio De Giovanni uno che - come ha potuto sperimentare chi ha seguito il forum sul sito del Noirfest e qualche botta e risposta su l'Angolo Nero - non le manda a dire. Ci siamo presi subito con Maurizio e lo stesso hanno fatto le nostre mogli: non siamo dei grandi frequentatori dell'ambiente e condividere un certo spaesamento fa sentire meno la sindrome del pesce fuor d'acqua. Il sole ci ha accolto nello struscio da Immacolata: bella gente, belle macchine, bei soldi. Mancano solo le Mini che l'anno scorso affollavano ogni angolo di Courmayeur, ma mi sembra di aver capito che mostrando teutonico coraggio lo sponsor dell'anno scorso ha suonato la ritirata e ha lasciato tutto nelle mani delle tanto bistrattate istituzioni che invece non si sono tirate indietro e anche quest'anno hanno fatto marciare il festival. Rintronati dalla sveglia alle sei, dall'alta quota e da una micidiale crepe con speck e brie abbiamo avuto solo il tempo di riprenderci un po' e poi via al primo appuntamento: la tavola rotonda Meglio sardi che noir. Un'ora filata liscia come l'olio, a parlare di sarditudine, di noiritudine, delle maledizioni insulari e di antropologia con Marcello Fois che coordinava una nutrita e interessante pattuglia di sardi scelti ad hoc. Poi le presentazioni dei primi due finalisti dello Scerbanenco: Elisabetta Bucciarelli e Marco Vichi.
Fuori fa -7 quando ci rintaniamo in un bar a sorseggiare irish coffee e cioccolta calda. Maurizio racconta la sua straordinaria avventura editoriale e si lascia ascoltare come sa fare un grande affabulatore. A cena la sindrome del pesce fuor d'acqua torna a farsi sentire fino a quando non arriva la pattuglia di sardi che qui non ha niente da vincere nè da perdere. Con loro si parla di tutto - proprio tutto - dai libri di Alajmo al silenzio di Piazzese, da Distretto di Polizia ai dieci libri italiani più venduti in Italia negli ultimi 100 anni (per la cronaca il primo è Il Gattopardo e il decimo Va' dove ti porta il cuore). Si mangia bene e si chiacchiera ancora meglio. Poi tutti (o quasi) a vedere Jennifer's body, scritto da Diablo Cody (Juno) che si fa vedere sul palco più easy di come uno se la immaginerebbe. Vado a letto con la conferma che l'horror non è proprio il mio genere.
Fuori fa -7 quando ci rintaniamo in un bar a sorseggiare irish coffee e cioccolta calda. Maurizio racconta la sua straordinaria avventura editoriale e si lascia ascoltare come sa fare un grande affabulatore. A cena la sindrome del pesce fuor d'acqua torna a farsi sentire fino a quando non arriva la pattuglia di sardi che qui non ha niente da vincere nè da perdere. Con loro si parla di tutto - proprio tutto - dai libri di Alajmo al silenzio di Piazzese, da Distretto di Polizia ai dieci libri italiani più venduti in Italia negli ultimi 100 anni (per la cronaca il primo è Il Gattopardo e il decimo Va' dove ti porta il cuore). Si mangia bene e si chiacchiera ancora meglio. Poi tutti (o quasi) a vedere Jennifer's body, scritto da Diablo Cody (Juno) che si fa vedere sul palco più easy di come uno se la immaginerebbe. Vado a letto con la conferma che l'horror non è proprio il mio genere.
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