Non sono un blogger professionista. Uno che fa sul serio si sarebbe messo di impegno e - anche a costo di scrivere un poema sulla scomodissima tastiera del Nokia N73 - avebbe aggiornato i propri lettori ogni due ore su quello che succedeva all'Assemblea generale dell'Onu. Ma io avevo già troppo da fare con l'Agi per trovare il tempo o forse la voglia di rimettermi là a digitare con il T9. Nè vi sareste accontentati di quello che già avevo scritto per l'Agenzia, ma avreste voluto qualcosa di più. Di quelle cose che uno non metterebbe mai in un articolo.
Così ora che sono tornato, in un pomeriggio libero prima del rientro in redazione, cerco di sintetizzare in pillole, giusto per non perdere memoria di questi giorni.
Il mazzoC'è gente che mi dice anch'io vorrei scrivere un romanzo, ma non ho mai tempo di mettermi a farlo e gente che dice ah, beato te che viaggi e ti diverti. Bene: nella maggior parte dei casi chi dice una di queste due cose sa di dire una stronzata. Chi dice di voler scrivere un romanzo e non si mette mai a scriverlo in realtà non vuole farlo. O magari crede che gli manca solo l'idea giusta e che se ce l'avesse, grazie al suo brillante stile e alla sua infinita scienza sbaraglierebbe il mercato. Ma non lo sapremo mai e non lo saprà neppure lui perché uno che dice di voler scrivere, ma non scrive non prenderà mai in mano una penna. Lo stesso vale per molti (ma non tutti) quelli che dicono la seconda frase. Ci sono quelli che lo fanno in buona fede e non sono giornalisti. E ci sono quelli che lo fanno in malafede e sono perlopiù giornalisti che non viaggiano perché non sarebbero neppure capaci di trovare la strada per l'aeroporto.
Viaggiare per lavoro mi piace. Mi diverte. Ho imparato a ritagliarmi dei microspazi di tempo per girare per le città in cui mi trovo (e, credetemi, non è facile) perché dopo le prime due missioni ho capito che se tutto doveva esaurirsi in un trasferimento da un aeroporto a un ministero/presidenza/parlamento, tanto valeva restare in redazione. Ci sono dei veri professionisti che partono qualche giorno prima dell'effettivo inizio della missione per godersi la città, ma ogni notte passata lontano dalla mia famiglia mi sembra una notte perduta, così cerco di limitare al massimo le assenze che già troppo spesso infliggo a mia moglie e ai miei figli. Per questo chi fa quel sorrisetto tipo ti vai a divertire non ha capito niente oppure mente. In missione ci si fa il mazzo. Chi lavora per un'agenzia scrive il primo pezzo appena sveglio e l'ultimo prima di andare a dormire. Non può permettersi di abbandonare il bidone neppure un istante perché il ministro o il premier di turno può uscire da un momento all'altro e riservare al mondo notizie e corbellerie che i giornalisti della carta stampata e del web sono ansiosi di rilanciare. E i giornali pagano perché le agenzie gli coprano le spalle.
E ora se siete pronti a viaggiare sul volo AZ608 (ma in economy perchè vi sembra assurdo spendere i soldi per la business mentre si parla di stato di crisi e di prepensionare 18 colleghi) venite con me. Terminal C, ore 9,50.
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