Due Madri - il booktrailer - in libreria dal 14 aprile

venerdì 18 luglio 2008

La testata di Ingrid

Bisogna dire la verità: di Ingrid Betancourt eravamo tutti un po’ stufi. Prima che la liberassero, intendo dire. Dopo tanti anni di falsi allarmi, false speranze, voci di malattie, appelli e fasulle mediazioni targate Hugo Chavez non ne potevamo davvero più. In qualunque redazione esteri di qualunque giornale – a eccezione forse di Avvenire, il Manifesto e Liberazione cui va tutta la mia ammirazione per la tenacia dimostrata –nessuno credeva più che la senatrice colombiana sarebbe tornata viva. E se si parlava di una visita in Italia di qualche mamma, sorella o figlia c’era sempre qualcuno che sbuffava un Uffa, ancora!
Poi è successo qualcosa di simile a un miracolo: la Betancourt è tornata libera e senza che fosse necessario sparare un solo colpo. Fantastico! Entusiasmo generale; noi dell’Agi abbiamo dato per primi la notizia e quindi eravamo particolarmente gasati. Viva Ingrid! Viva il glorioso esercito della Colombia (anche se viola la Convenzione di Ginevra usando il simbolo della Croce Rossa per un’operazione militare).
Tutti quelli che un tempo si annoiavano a scrivere dell’ennesimo appello di mamma/sorella/figlia ora tempestavano la tastiera pieni di voglia di fare. Tutti lì a inventarsi una scheda da buttare in rete per raccontare al meglio la vicenda. “Serve una la cronologia del sequestro” si urlava. “Chi fa la biografia della Betancourt?” si rispondeva. “Manca un profilo delle Farc” strillavano i capiredattori. “Chi sa ricostruire la dinamica della liberazione?” chiedeva qualcuno, tanto per contribuire a seminare il panico.
Poi, come sempre accade, anche questa è passata. Con cappello e gilet militare la Betancourt ha improvvisato una conferenza stampa, ha maledetto i suoi carcerieri e ringraziato la Madonna e l’esercito. E tutti abbiamo cominciato a sperare che, se Dio vuole, della storia delle Farc si è finalmente cominciato a scrivere il capitolo finale.
Ma in realtà non è finita lì. Perché invece di godersi la prole ritrovata e un po’ di meritato riposo, la senatrice ha cominciato a parlareparlareparlare. Come darle torto del resto? Per sua stessa ammissione le conversazioni con i guerriglieri erano aberranti e in tutte quelle ore passate a non far nulla tonnellate di idee devono esserle frullate nella mente. E’ giusto dar loro sfogo.
E noi lì a scrivere, attoniti testimoni della mutazione di questa donna, che ricordavamo radical-sciroccata e che ci siamo trovati a paragonare a Nelson Mandela. A essere celebrata come la speranza di riconciliazione di un Paese dilaniato da una guerra civile interminabile. E ci abbiamo creduto un po’ anche noi, pure se qualche atteggiamento della ‘nuova’ Ingrid ci lasciava un po’ perplessi.
Fino alla testata.
Cito testualmente: «Ho adorato la testata di Zidane a Materazzi, credo che anch'io avrei fatto lo stesso. E me la sono presa con quelli che lo hanno criticato».
Ora le questioni sono due: o lo spin-doctor della Betancourt era andato a dormire e l’aveva lasciata libera di dichiarare tutto quello che le passava per la testa o questa è la vera, nuova Betancourt con cui dobbiamo avere a che fare. Viene il dubbio che affidare le proprie speranze di riconciliazione a qualcuno che giustifica e ‘adora’ la vendetta a testate delle offese ai propri familiari non sia proprio la mossa giusta.
Ma forse è ancora presto per giudicare. Forse lo shock di tornare in libertà dopo sei anni non si è ancora dissolto e magari dopo otto giorni si può giustificare una sparata di questo calibro.
Certo è che buona parte della solidarietà che la Betancourt si era conquistata anche in Italia si è dissolta nel volger di una battuta infelice; perché se la sorella di Zidane non si tocca, neppure con la Coppa del Mondo si può scherzare più di tanto.
Ammesso che la nuova Ingrid stesse scherzando.

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