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mercoledì 4 aprile 2012

Come nasce una fregnaccia

Non passa giorno senza che qualche amico non giornalista ammiccando mi dica: "che figura l'Ansa, eh... con quel Tapiro d'Oro. Chissà come sarete contenti..."
Colpo di scena: non siamo contenti. Non credo che ci sia un solo giornalista all'Agi, all'AdnKronos o in qualunque altra agenzia di stampa contento per la figuraccia fatta dall'Ansa. Siamo sgomenti e preoccupati, perché tutti, ogni giorno, siamo a rischio Tapiro. E non basta essere tanti (come all'Ansa)
per far funzionare la catena di controlli incrociati che dovrebbe servire a evitare le fregnacce. Perché quando si fanno mille e più notizie al giorno, le figuracce sono sempre in agguato e ha un che di miracoloso se si chiude la rete senza essere inciampati in una fregnaccia.
La fregnaccia è lì, mimetizzata come un soldato giapponese a Iwo Jima; insidiosa come una trappola di Vietcong; accattivante come una mina nascosta in un giocattolo.
Come nasce una fregnaccia? Ipotizziamo di essere nella redazione dell'edizione on-line di un quotidiano. E' metà agosto, ma non per questo le notizie scarseggiano. I giornalisti invece sì, perché sono quasi tutti in ferie, eppure bisogna mandare avanti la baracca perché il lettore vuole il suo smartphone o il tablet pieno di quelle notizie che gli piace tanto leggere sotto l'ombrellone. Bene: siamo in redazione per dargli quello che cerca. Arriva una mail. Una delle settemila mail che ogni giorno di abbattono su una redazione. Ma il giornalista riesce a distinguere proprio quella tra la montagna di spam e di improbabili inviti ad ancora più improbabili 'eventi' e la legge. E' di un'associazione che afferma che per il ponte di Ferragosto sulle strade ci saranno otto milioni di italiani. Otto milioni. Certo un bel numero, ma non poi così improbabile. E' la classica notizia che il lettore sotto l'ombrellone vuole leggere, perché lui - per sua fortuna - in vacanza c'è già e gli sarà risparmiato l'esodo con ingorgo al casello. E la vuole sentire alla radio quello che in coda al casello c'è da ore per poter maledire il momento in cui ha pensato che "tanto il 14 agosto sono già tutti al mare".
Però... C'è un però. Chi sono questi che sparano questa cifra? L'intestazione della mail è ben confezionata, sembra una fonte attendibile. Ma serve un'altra fonte. Parte la telefonata alla Stradale, che però non ha dati da diffondere. Si prova allora con il gestore delle autostrade che però non sa, non risponde. Nella migliore delle ipotesi richiamerà. E nell'attesa che richiami uno che fa? Va a farsi un panino perché è già ora di pranzo.
Da qualche altra parte, però, qualcuno non si è fatto gli stessi scrupoli e ha sparato la notizia nell'edizione delle 13 del Tg o del giornale radio. Così il caposervizio (o il caporedattore) che arriva sudato, incazzato e stanco e ha appena sentito la notizia degli otto milioni in coda vuole sapere se la sua redazione l'ha già data. Non c'è risposta, fino a quando qualcuno dice che se ne stava occupando il talaltro, che però è a pranzo. Il caposervizio scorre le mail e trova quello che cerca. E pensa: se gli altri l'hanno data, avranno fatto i loro controlli. E via, la spara sul sito. La notizia finisce su Google News e parte il contagio: la danno tutti, fiduciosi che qualcuno, da qualche parte, abbia fatto i suoi buoni controlli.
E invece quello che è successo è che il soldato giapponese è saltato fuori dal cespuglio e ha piantato la sua baionetta dritta nel cuore dell'informazione corretta, quella per la quale ogni giorno - Tapiro o non Tapiro - ci facciamo un mazzo così. Con buona pace del lettore sotto l'ombrellone.