Due Madri - il booktrailer - in libreria dal 14 aprile

martedì 29 aprile 2008

Meno male che c'è Anna

Quante volte negli ultimi giorni avete sentito l'espressione 'americanizzazione della politica'? Troppe. Mi domando chi è quel genio che ha coniato per la prima volta questa definizione. Perché in Italia per americanizzazione della politica non si intende mica il fatto che ogni rappresentante (senatore, deputato, governatore o sindaco) deve rendere fatalmente conto delle proprie scelte non solo al proprio elettorato ma a tutto il Paese o quanto meno allo Stato o alla Città che è chiamato ad amministrare. No! Per americanizzazione in Italia si intende una cosa ben più banale (e che in America è la più controversa degli ultimi anni): la divisione in due grandi schieramenti. Segno, ancora una volta, della profonda incomprensione che c'è in Italia nei confronti degli Stati Uniti. Per cui diventa facile definirsi anti americani o filo americani senza neppure essere in grado di dare una spiegazione ragionata di questa scelta di campo.
A tutti quelli che, come me, amano, rispettano e ammirano l'America ma non ne vogliono ignorare le complessità e le contraddizioni, suggerisco di seguire con attenzione Anna Guaita, corrispondente del Messaggero da New York. Per quelli che si perdono i suoi articoli c'è il blog: www.ilmessaggero.it/home_blog.php?blg=P&idb=310&idaut=9 assolutamente illuminante nelle analisi e coinvolgente nei racconti. Una giornalista come vorrei essere io.

Storie perdute, storie recuperate

La passione per la scrittura, quando è autentica, va oltre la fiction. Diventa impellente scrivere anche di fatti di cronaca, di analisi politiche, di qualunque cosa passi per la testa. Un bisogno compulsivo e irrinunciabile. E' allora che la scrittura si fa racconto, se non addirittura apologo e si ha la sensazione di aver regalato agli altri qualcosa che vale la pena leggere.
Questo vale anche per il giornalismo: quando si mettono le mani su una bella storia si spera che tutti la leggano e quando si lavora per un'agenzia si spera che tutti la pubblichino. Non va sempre così: a volte la stampa (o le tv) ignorano notizie che a noi sembrano imperdibili. Alte volte ci incaponiamo a scriverle anche se sappiamo che l'indomani - per i motivi più vari - non troveranno spazio in alcun giornale. Giusto perché sappiamo che è una storia che vale la pena raccontare. Il lancio che segue ne è un perfetto esempio. Lo ha scritto un collega dell'AGI e non so se oggi abbia trovato spazio sui giornali.

TIBET: FABBRICA CINESE REALIZZAVA BANDIERE PRO DALAI LAMA
(AGI) - Pechino, 28 apr. - L'affarismo travolgente, motore dell'esponenziale crescita economica cinese, ha giocato un brutto scherzo ai titolari una fabbrica di bandiere che incuranti dei rischi hanno prodotto migliaia di vessilli tibetani per conto del governo in esilio del Dalai Lama. L'impianto, nella provincia meridionale del Guangdong, e' stato chiuso e i proprietari arrestati. Questi ultimi hanno tentato di difendersi affermando che pensavano di realizzare solo bandiere colorate prive di implicazioni politiche ma i loro dipendenti, dopo aver visto alla tv le immagini delle proteste di Lhasa e riconosciuto il frutto del loro lavoro, hanno informato le autorita'. Migliaia di bandiere erano gia' state confezionate per il trasporto e la polizia teme che molte possano gia' aver raggiunto i destinatari all'estero. Per evitare che possano essere usate nei prossimi giorni a Hong Kong, dove la torcia olimpica fara' tappa venerdi' 2 maggio, le autorita' hanno ordinato l'ispezione accurata di ogni veicolo diretto nella cosiddetta Special Economic Zone di Shenzen, l'area di "confine" con l'ex colonia britannica. (AGI)

martedì 22 aprile 2008

Le etichette e le regole di Aby Warburg

Ecco una cosa alla quale ho sempre cercato di sfuggire: le etichette.
Negli anni sono stato indicato come:
- giovane autore
- scrittore sciasciano
- giallista
- giornalista-scrittore
- noirista
Chi volesse ordinare la propria libreria in base a queste etichette dovrebbe in teoria mettermi accanto a Paolo Giordano. Ma lui è nato nel 1982, troppo dopo di me; segno che non sono più un giovane autore. Oppure accanto a Sciascia, e sarebbe un onore che non merito e temo turberebbe l'eterno riposo di uno Scrittore con la S maiuscola. Oppure tra risolutori di enigmi alla Conan Doyle e bisogna dire che nei miei libri non ci sono enigmi da risolvere, ma intrecci umani e morali da sciogliere. O ancora tra un Cindia di Federico Rampini e La Casta. E anche in questo caso mi sa che non ci siamo. O tra dark lady e investigatori in Borsalino e .38 canna corta. E non è esattamente il mio ambiente.
Quindi?
Quindi mi sa che di tutte queste etichette non me ne sta addosso nessuna o forse di tutte un pezzetto. A chi mi chiede che libro sia 'Il Corruttore' rispondo che mi aspetto che sia lui/lei a dirmelo. E se insiste buttò lì: "un legal thriller". Ne sono davvero convinto? Ci sto ancora studiando e nel frattempo ripenso al grande Aby Warburg che aveva creato una biblioteca basata sulla “regola del buon vicinato” – l’affinità tematica e concettuale – fra i testi. In barba alle etichette.

venerdì 18 aprile 2008

Scrivono de "Il Corruttore"...

I siciliani hanno potuto leggere del Corruttore sull'edizione di Palermo di Repubblica e sul Giornale di Sicilia. Senza alcuna ombra di piaggeria voglio ringraziare Marcello Benfante e Gianpiero Cinque che hanno colto l'essenza del romanzo. Presto i loro articoli saranno disponibili nella rassegna stampa del sito http://www.ugobarbara.it/ e in attesa ne riporto alcuni passi:
Da Repubblica del 16 aprile:
"Con Il Corruttore Barbàra si conferma uno dei più interessanti esponenti di quella che potremmo definire con facile etichetta la 'scuola giallista palermitana'. In realtà la sua ultima fatica si discosta alquanto da una sovrabbondante produzione riconducibile grosso modo al mistery o al noir e sembra invece lasciarsi ispirare dagli enigmi dell'etica e dalla loro fatale intersecazione con quelli del crimine (...) In questa complessa e avvincente tramatura, Barbàra gestisce con sicura perizia l'intricato gioco di personaggi e situazioni, dando vita a una riflessione di lungo respiro sull'incubo più inquietante della società contemporanea, ovvero la pervasiva inquisizione delle vite degli altri"
Dal Giornale di Sicilia del 15 aprile:
Facendosi specchio di una società marcia, il romanzo di Barbàra svolge un intreccio in cui gli avvenimenti, i segreti rapporti di forza e le cose non dette contano quanto i fatti e i discorsi espliciti.

mercoledì 16 aprile 2008

Ci siamo: Il Corruttore è in libreria!

Ci siamo: Il Corruttore è in libreria!
Ieri sono stato a Milano per lavoro. E non ho resistito (perchè avrei dovuto?) alla tentazione di entrare alla Feltrinelli, alla Rizzoli e alla Mondadori a vedere come era stato esposto.
Wow! Vedere le pile del proprio romanzo nella sezione novità fa sempre un effetto sconvolgente. Sono risalito in taxi con le orecchie che mi ronzavano e il cuore a mille. "E' normale" mi sono detto, "in fondo è una parte di me". Tra quelli di cui diffido ci sono gli scrittori che si mostrano imperturbabili di fronte all'uscita del loro nuovo romanzo: come si può nascondere un'emozione simile e poi scrivere e raccontare proprio le emozioni? No, non c'è niente di più liberatorio che lasciarsi andare alla tentazione di prendere il proprio libro in mano e fotografarlo in mezzo agli altri titoli. Non è una di quelle cose alle quali ci si può abituare, neppure alla ventesima uscita!

Omero, Verga, De Roberto e Lombardo... Lombardo?!

Alcuni di voi mi hanno chiesto cosa ne penso del risultato di queste elezioni. Ho ancora l'antiquata convinzione che un giornalista - specie se d'agenzia - debba sforzarsi di non lasciare trasparire il proprio orientamento politico. Ho sempre diffidato di quei giornalisti che del proprio schieramento fanno un vanto. Però ho notato tempo fa sul Corriere della Sera un'illuminante intervista a Raffaele Lombardo, presidente eletto della Regione Siciliana. Ne riporto alcuni stralci senza commento:
  • il primo invasore non è stato Garibaldi; è stato Ulisse. E il primo della lunga serie di scrittori che hanno umiliato i siciliani è Omero. Polifemo era il povero siciliano, un pecoraio che badava al gregge e vendeva il suo formaggio. Ulisse arriva dal mare, sconfigge il gigante cattivo, lo acceca, lo lascia per morto, e passa pure alla storia come il civilizzatore buono. Da lì comincia il saccheggio della mia isola, troppo ricca per non attrarre i predoni.
  • è tempo che l'intera nazione prenda coscienza del male che ci ha fatto Garibaldi: l'unità ci ha portato sottosviluppo, immigrazione, e un genocidio chiamato brigantaggio.
  • Non mi piace per nulla Verga e la sua immagine dei siciliani sconfitti, rassegnati, vinti. Non amo Pirandello, che invece ce li racconta complicati, imprevedibili, intricati. Non amo De Roberto (...) meno ancora mi piace Tomasi di Lampedusa

lunedì 14 aprile 2008

Un posto dove tornare

Cristina ha lasciato un commento che merita una riflessione. Parla della fine ormai prossima degli studi; della scelta se tornare a Palermo o restare a Roma; di cosa fare della sua vita, insomma. In questo io sono stato fortunato. Roma mi ha accolto come accoglie molti: con sufficienza, ma senza diffidenza. Mi sono adattato ai suoi ritmi e ai suoi modi di fare e questa credo che sia l'unica cosa da fare in una città assolutamente e incondizionatamente meravigliosa, anche se lontana mille miglia dall'essere il luogo perfetto in cui vivere.
Il dilemma se restare a Palermo o cedere alla tentazione del vecchio adagio cu nesci arrinesci (chi lascia la Sicilia si afferma) è legato al problema più ampio della fuga dei cervelli. Solo che nel caso della Sicilia (e di Palermo in particolare) bisogna parlare di fuga delle coscienze. Se può essere sbagliato lasciare l'Italia perché così la si priva delle sue risorse più vitali - i giovani istruiti e volenterosi - allo stesso modo si potrebbe dire che chi lascia la Sicilia la priva delle sue coscienze più forti e più pulite. Sarebbe una generalizzazione sbagliata: conosco decine di farabutti che sono nisciuti solo per poter essere farabutti su scala nazionale e conosco decine di coscienze pulite e forti orgogliose di essere rimaste in Sicilia. Ma conosco le loro difficoltà quotidiane. E sono convinto che chi non ha voglia di attivarsi e vivere in prima persona il miglioramento delle condizioni di vita, di lavoro, di occupazione potrebbe almeno fare una cosa: non ostacolare chi cerca di farlo.
Se solo hai il dubbio, Cristina, vuol dire che devi restare a Palermo.

domenica 13 aprile 2008

E ora tutti su www.ugobarbara.it

Ci siamo: sono on-line! Oltre che in questo blog, chi vuole sapere qualcosa di più su di me, su quello che ho scritto e su quello che ho combinato può fare un salto su www.ugobarbara.it o anche su www.ilcorruttore.it.
Devo molto ai ragazzi di Dnsee per lo straordinario lavoro che hanno fatto e in particolare Ivo Giuliani e Raffaella Calabria. Grazie, grazie davvero.
Il sito è una figata: andate a vedere se non ci credete!

sabato 12 aprile 2008

Accidenti quanti siamo!

Sono in ritardo con i ringraziamenti. Lo sarò spesso nei prossimi giorni, perché il lancio del Corruttore assorbe molto tempo ed energie. Ma è bellissimo vedere che partecipate in tanti al blog e spero che vorrete perdonare la mia lentezza nel rendervene merito.
Dato che ammiro molto l’attenzione ai dettagli, voglio ringraziare Anna Guaita e Samir Zakaria per aver dato due interpretazioni così diverse dell’espressione "grazie della domanda". Ci sarebbe da discutere a lungo su come nei vari Paesi si risponde alle domande dei giornalisti. Su come un certo ministro degli Esteri italiano riesce a mostrare tutto il proprio disprezzo per la categoria (chissà se sa quanto è ricambiato…) con una semplice alzata di sopracciglio ogni volta che la domanda non è pura piaggeria per quanto è bravo/intelligente/scaltro/il-più-fico-di-tutti. O su come alcuni membri della casa reale saudita si rifiutano di rispondere alle domande delle giornaliste solo perché sono donne. Ma ci andremmo a impelagare in una discussione infinita.
Quindi voglio ringraziare i miei studenti, e in particolare Federico Forzano: è l’attenzione di persone come te che mi fa amare la cattedra. Messaggio per G.Rossi: ho inserito ‘19’ tra i libri sul comodino e presto ne parlerò in questo blog. Grazie
E’ bello aver ritrovato tanti amici. Molti mi hanno risposto via mail e spero che presto partecipino anche loro alle discussioni on-line. A quelli che si sono fatti sotto sui post posso promettere il mio impegno per: rimettere insieme in qualche modo il gruppone dell’Ifg di Urbino; riuscire a organizzare una presentazione a Lussemburgo per replicare la bellissima serata che qualche anno fa l’istituto di cultura ha voluto dedicare a La notte dei sospetti; passare qualche giorno a Pantelleria in un dammuso; riempire di dediche le vostre copie del Corruttore.

domenica 6 aprile 2008

Su 'D' di Repubblica anteprima de Il Corruttore

Sono stato un po’ assente, ma è stata una settimana particolarmente intensa e davvero non so da dove cominciare.
Andiamo a ritroso: su D, il magazine di Repubblica, di sabato 5 aprile è uscita l’intervista che Lara Crinò mi ha fatto in anteprima per l’uscita Il Corruttore.
Ogni volta che mi è capitato di intervistare un americano mi ha fatto sorridere l’abitudine che hanno di iniziare a rispondere sempre con la stessa frase: “grazie per avermelo chiesto”. Come se la domanda alla quale da sempre avessero voluto rispondere fosse proprio quella che gli stavo facendo io in quel preciso momento. Lara mi ha fatto sentire un po’ ‘americano’, perché davvero mi ha chiesto quello di cui volevo parlare: il mistero dei personaggi; il filo morale che lega tutti e tre i miei romanzi; il curioso mix di Elio Petri e John Grisham che c’è ne Il Corruttore...
Voglio solo citare un passaggio dell’articolo: “Una scura, abile commedia sociale sui grandi vizi dell’Italia contemporanea”. Chi volesse leggerlo lo troverà su D di questa settimana e - non appena sarà on-line - nella sezione rassegna stampa del sito http://www.ugobarbara.it/.
Ai curiosi che preda dell’ansia di leggere Il Corruttore dovessero precipitarsi in libreria ricordo che lo troveranno solo dal 15 aprile.

Il Cacciatore di aquiloni, la signora con gli occhiali rosa e tre tazze di caffè...

Una settimana intensa, dicevo. Venerdì 4 ero al cocktail in onore di Khaled Hosseini, in Italia per il lancio del film Il cacciatore di aquiloni. Oltre a buona parte dello staff della Piemme ho ritrovato alcune amiche: Antonella Piperno e Bruna Cammarano. Ma anche Pietro Suber “in veste di papà” e Corrado Augias che probabilmente è l’ultimo gentiluomo rimasto tra i giornalisti.
Voglio riferire quello che Hosseini ha raccontato del suo esordio e che dovrebbe essere di consolazione o incoraggiamento a chiunque abbia un libro in uscita, specie se è il primo.
Cito a memoria: “Il giorno dell’uscita del Cacciatore nelle librerie, mi trovavo a New York, prima tappa di un tour di un paio di settimane per le presentazioni negli Stati Uniti. Entrai in una libreria per vedere come era stato piazzato il mio romanzo e stava lì, a far bella mostra di sé nella sezione fiction-hardcover. Decisi di sedermi al bar della libreria e vedere se per caso qualcuno lo comprava e ordinai un caffè. Poi ne ordinai un altro. E un altro. Non riuscivo a capacitarmi del fatto che la gente passasse davanti al frutto di tanta fatica, passione, amore senza mostrare alcun interesse. Quando ero già al terzo caffè, una donna con un buffo paio di occhiali rosa si fermò davanti alla sezione fiction-hardcover e cominciò ad osservare. Il suo sguardo andava dal mio libro a quello vicino, poi di nuovo al mio. Allungò la mano e… con mio grandissimo dolore prese quello accanto. Maledii quello scrittore e tutta la sua famiglia – ne ricordo bene il nome, ma non vi dirò chi è – ma ad un tratto la donna rimise a posto quel libro per prendere il mio. Lo sfogliò, lesse il risvolto di copertina e fece un mmh! Ma io non sapevo se fosse un mmh! di interesse o un mmh! che sottintendeva che avrebbe preferito guardarsi il più stupido dei talk-show piuttosto che leggere il mio libro. E invece andò alla cassa e lo pagò! Sono convinto che da quell’acquisto e da quella signora con gli occhiali rosa sia dipeso buona parte del successo del Cacciatore di aquiloni.

Su I love Sicilia si parla del Corruttore

Il 28 marzo è uscito il primo articolo su Il Corruttore: una colossale botta di protossido di azoto per il mio ego. La rivista I love Sicilia ha dedicato due pagine all’intervista che mi ha fatto Margherita Gigliotta e che mi è servita a fare un po’ d’ordine sull’essere palermitano, sull’essere uno scrittore e su qualcosa che alcuni considerano un crimine imperdonabile: essere uno scrittore siciliano che ha osato lasciare la propria terra.
Troverete presto l’articolo nella sezione rassegna stampa del sito http://www.ugobarbara.it/