Due Madri - il booktrailer - in libreria dal 14 aprile

martedì 9 febbraio 2010

Cosa pago?

Anni fa (un milione di anni fa) durante una delle mie prime sortite romane, poiché rischiavo di saltare una fermata d'autobus urlai a squarciagola al conducente: "BUSSOLA!". A Palermo qualunque buon autista si sarebbe fermato e avrebbe aperto le porte per lasciarmi scendere. A Roma, invece, fu come se avessi urlato un parola priva di senso, tipo "rigorifero" o "bicicletta" e l'autiere (contrazione capitolina della parola autoferrotramviere) tirò dritto. A prescindere dal fatto che sul dizionario il termine bussola indica anche le porte dell'autobus, da allora mi sono trovato spesso a riflettere sull'autoreferenzialità dello slang siciliano. Non sul siciliano, che in qualche modo è una lingua a sé, ma sull'italiano dei siciliani e dei palermitani in particolare. Soprattutto su alcuni costrutti ostentati nelle occasioni più varie. Se, ad esempio un palermitano va al bar, al momento di pagare dice al cassiere "cosa pago?". Il che è assolutamente privo di senso, perché chi meglio del cliente può sapere cosa ha consumato? Mi è stato spiegato da chi è più palermitano di me che si tratta di una forma linguistica di tutela che si può comprendere solo osservando la mimica che segue la frase in oggetto. Dopo che il cliente ha chiesto "cosa paga", il cassiere alza un sopracciglio verso il banconista che ad alta voce fa il dettaglio della consumazione: "un cappuccino, due caffè e una ines con la ricotta" (ines è la storpiatura - altra prerogativa panormita - della parola iris con cui si indica una specie di krapfen alla ricotta) di modo che il cliente dimenticando, ad esempio, uno dei caffè non abbia a fare la figura di quello che ci sta provando. In alternativa la formula può essere "se lo paga questo caffè?" la cui origine, francamente mi è oscura.
Nonostante i palermitani siano profondamente convinti del'universalità del loro idioma, queste due esotiche formulazioni non valgono a tutte le latitudini. Così questa mattina, quando mi sono trovato a fare colazione a uno dei bar dell'aeroporto di Fiumicino per smaltire almeno parte dell'incazzatura per la partenza in ritardo del volo 921 ho assistito al seguente scambio di battute tra un Palermitano Cosmopolita (PC) e un Barista Scoglionato (BS):
PC: Cosa pago?
BS: E che ne so? Che hai magnato?
PC (spiazzato): Allora se le paga due cioccolatte (con due t) e tre cornetti?
BS: Me le pago? Ma le pagherai te!
Il PC, ancora più spiazzato e forse un po' infastidito dall'insolenza del banconista, ha saldato il suo debito mentre io sghignazzavo e mi sintonizzavo tempestivamente su un'altra conversazione panormita: quella tra una turista mordi e fuggi e un studentessa fuorisede. Quest'ultima cercava di spiegare alla turista perchè a Roma "si può girare solo in motore". Sulla differenza tra motore, ciclomotore e motocicletta ci soffermeremo in futuro.

2 commenti:

AngoloNero ha detto...

Come ti capisco!
Io, per togliermi espressioni tipo "Esci la carne dal frigo", ci ho messo 19 anni. E tuttora a volte mi scappa :)

Unknown ha detto...

Caro Ugo, questo post è davvero interessante! Vuoi qualche altro spunto di figuracce fatte da palermitani a Roma o in qualsiasi altra parte d'Italia? Allora...al posto della bottiglietta d'acqua il palermitano chiede uno scioppettino...immagina la faccia del barista!Al posto dello sconto il cliente chiede una carezzina..a quel punto al negoziante potrà sembrare che l'acquirente sia gay e che ci stia provando con lui! Questi sono solo due esempi...potremmo continuare...per non parlare poi della broscia con gelato!!