Due Madri - il booktrailer - in libreria dal 14 aprile

venerdì 3 luglio 2009

La maledizione della Salma

SALMOLOGIA
Tutto come previsto: ha vinto Scarpa. Ma in verità le cose non sono andate poi così lisce come sembrava. Perché ieri sera al Ninfeo di Villa Giulia persino sui volti dei massimi Stregoni leggevo una certa sorpresa nello scoprire che la Salma ce l'aveva quasi fatta. Che solo per un pelo le sue mascelle si sono serrate sull'aria appena smossa da Scarpa senza riuscire ad afferrarlo per la coda. E qualcuno, alla Salma, doveva avergli promesso uno scenario diverso perché il livore da morgue inalberato sul palcoscenico era troppo persino per lui, che nel suo incarnato non conosce sfumature diverse dall'oliva-senape-lenzuolo.
Certo anch'io mi sarei fatto andare storta (e parecchio) la sconfitta per un solo voto. Ma se fosse successo a me, prima ancora di incazzarmi come una bestia sarei entrato in una profonda depressione. La domanda che mi sarei posto sarebbe stata questa: "perché non riesco mai a vincere davvero un premio?".
Perché, a ben vedere, la Salma non ne ha portato a casa uno che fosse uno. Il Campiello lo ha dovuto smezzare con un illustre Remainders; il Mondello con Bajani (nonostante le acrobazie del suo rettore allo Iulm per farglielo vincere) e lo Strega - nella tradizione delle migliori profumiere - glielo hanno fatto solo annusare.
Allora viene da chiedersi: perché?
Io ho la mia personale risposta: la Salma è probabilmente un intellettuale di caratura che (come il suo mentore Melania Mazzucco) è caro a una certa sinistra radical chic, ma in realtà è un pessimo romanziere.
Ieri al Ninfeo ho raccolto più di un parere che elenco qui di seguito, senza commento.
- "non se ne può più di sentirlo dire che lui è il migliore e che gli altri sono pippe"
- "è troppo antipatico"
- "non è un romanziere"
- "vinca chiunque, ma non la Salma"
Io, se fossi la Salma, qualche domanda comincerei a farmela.

LAS VEGAS DISEGNATA DAL VASARI
Ma prima che tutto sprofondasse nella salmologia, la serata del Ninfeo è stata una gradevolissima occasione per fare struscio soprattutto per noi Tapini che non avevamo più nessuno da ingraziarci e potevamo goderci lo show. Perché lo Strega è questo innanzitutto: un colossale show, di cui tutti sono buoni a parlar male, ma una volta dentro non c'è nessuno che non se ne lasci affascinare. E' come andare a giocare a Black Jack al Flamingo e lamentarsi di quanto è diventata pacchiana Las Vegas. Non lo è diventata: lo è sempre stata. E così lo Strega: non è diventato quello che è: lo è sempre stato. Senza che per questo non siano stati (soprattutto in passato) premiati grandissimi scrittori come Flaiano, Volponi e Pavese o più di recente Pontiggia (che Dio l'abbia in gloria), Veronesi e Riccarelli. Tutti si ricordano della variabile Bellonci: quel pacchetto di anime morte (ancora? sì, ancora!) che Ella muoveva a proprio piacimento per far vincere chi voleva lei e non chi decidevano le case editrici.
E così come lo Strega in sé, anche la serata del Ninfeo è un fantastico giro di giostra nel surreale mondo della editoria e del para-spettacolo. Come ha suggerito un ottimo scrittore mio conterraneo, "va affrontata con lo stesso spirito con cui si affronterebbe uno zoo-safari". Si vedono facce di ogni tipo, veri e propri mascheroni in alcuni casi. Splendide mise e fiumi di silicone. Risatine, risate e ghigni. Sbuffi, sospiri e pernacchie. Occhiate, occhiolini e occhiaie.
Ho inanellato la mia bella serie di figuracce: non ho riconosciuto la nota giornalista tv ora compagna/fidanzata di uno dei candidati; non ho riconosciuto la Regina delle Promotrici della Piemme su Roma; mi sono seduto abusivamente al tavolo di Minimum Fax (grazie ragazzi!) perché mia moglie, provata dal continuo affondare dei tacchi nel prato che aveva assorbito un intero tifone tropicale non ce la faceva più a stare in piedi.
Ma soprattutto mi sono divertito con i Tapini. Con Buzzolan, innanzitutto, che molla fendenti con la stessa disinvoltura con cui una nonnina maneggia i ferri da calza; con Vasta circondato da adolescenti che in realtà sono editor con esperienza pluridecennale; con Bologna che ha finalmente capito che presentarsi con i pantaloni con le tasche non porta fortuna e sfoggiava completo & cravatta. Non ho visto - ma credo che non ci fossero - la Ferri, Cavina, Cappelli (che mi sarei stupito di trovare al Ninfeo).

IL MORSO DEL LUPO
Non ha impensierito lo Scarpone la Salma, ma in lontananza ha fatto sentire la sua presenza, lanciato in corsa sulla pista dei vincitori designati, staccando nettamente chi più di altri incarnava lo spirito dello Strega. Sto parlando del Lupo di Massimo Lugli, la cui dignitosissima terza posizione rappresenta un grande successo per la letteratura di genere. Con i suoi 58 voti non è forse andato molto più lontano di quello che le anime morte gli permettevano, ma ha comunque lasciato dietro di le storie di sentimenti e i registri più classici dello Strega. So che faccio male a illudermi, ma questo potrebbe essere l'unico timido segnale di cambiamento nella corazza blindata di un premio che - come avrebbe parafrasato chi lo vinse e non se lo godette - dice sempre di voler cambiare e non cambia mai.

1 commento:

Giorgio Baglio ha detto...

Grande!! Guarda questa intervista alla Salma... http://www.la7.it/approfondimento/dettaglio.asp?prop=invasioni&video=4375