Due Madri - il booktrailer - in libreria dal 14 aprile

venerdì 2 ottobre 2009

Coffee Club Nespresso

Sono da qualche giorno l'orgoglioso proprietario di una macchina per il caffè Nespresso. Questo comporta il vantaggio di poter scegliere quando ne ho voglia tra una smodata quantità di miscele, gustarmi un buon caffè cremoso al punto giusto e avere in cucina al posto del vecchio casciabanco da venti chili una elegante Krups dal volume contenuto.
Ma comporta anche l'iscrizione al Nespresso Club. Già che esista un club di caffeinomani è buffo, ma va bene così: le boutique Nespresso (avete letto bene: boutique) sono dei posti accoglienti in cui, male che vada, si può gustare un buon caffè e, se si è in vena, si può fare un mutuo per non dover rinunciare a nessuna delle 19 (ma a volte sono di più, altre di meno) diverse miscele.
Quando ho comprato la mia Krups (regalo di mamma!) in via Cola di Rienzo ho fatto la coda. E questo è bizzarro, perché avevo letto di code per gli iPhone, per il cofanetto dei Beatles e per Harry Potter, ma mai per una macchina per il caffè e le sue colorate, raffinate, eleganti, costose cialde. Nei cinque minuti di attesa (tutto sommato sopportabili) ho dato una sbirciatina al mondo del quale stavo per entrare a far parte. E mi sono reso conto di una cosa: che il Nespresso è roba da fighetti. Quindi o io sono sempre stato un fighetto, o lo sono diventato o lo diventerò.
Ma mi consola il fatto di non aver ancora raggiunto l'aberrazione di spendere un patrimonio per le tazzine in vetro, il portatazzine, il portacialde, le bustine di zucchero personalizzate, i cucchiaini di design, lo strumento per il cappuccino e le bacchette brandizzate. Per adesso mi limito al caffè. Ed essendo un neofita, non ho ancora scelto la mia miscela giusta. Il Roma mi piace, ma non mi sembra abbastanza pieno; il Livanto mi gusta di più, ma mi sembra un po' leggero.
Ieri ho espresso le mie perplessità alla signorina puzza-sotto-al-naso della boutique Nespresso di piazza San Lorenzo in Lucina. Accanto alla sala in cui Franceschini parlava, una clientela identica alla sua si presentava al bancone chiedendo con matematica precisione dieci diversi tipi di miscele a botta. Una signora prima di me aveva speso 43 euro di blister, ma, per fare cifra tonda (giuro: ha detto proprio così) ne ha chiesti altri due, così ha sganciato il suo biglietto da 50 euro senza l'angoscia di portarsi dietro sette euro di resto.
Quando è venuto il mio turno, ho cercato di spiegarmi con puzza-sotto-al-naso, ma prima ancora che io avessi il tempo di aprire bocca, è scattato il meccanismo-greve. Si tratta di un automatismo che si mette in funzione ogni volta che mi trovo davanti a una situazione inadeguata. Mi spiego: se sono in un ricevimento in un'ambasciata, mi comporto da persona civile, andando ben oltre la mia scala di civiltà abituale perché questo impone l'etichetta. E se ti occupi di diplomazia e politica estera, devi stare al gioco. Ma se entro in un posto che vende caffè ma non è una torrefazione, bensì una boutique e la tipa dietro il bancone mi guarda come se avesse già sgamato che non ho intenzione di spendere più di 14 euro - pari a modesti 40 caffè - scatta il meccanismo-greve e non sono più in grado di esprimermi come l'etichetta del luogo converrebbe.
"E' che il Roma mi sembra mosciarello" dico dopo un po' che lei ha parlato di note acidule, rotodità sul palato e retrogusto fruttato o legnoso.
"Mosciarello?" ripete puzza-sotto-al-naso storcendo - per l'appunto - il naso.
"Sì... lento, inconsistente"
"Temo, signore, che lei stia confondendo il sapore con la consistenza"
"Può essere, ma io vorrei un caffè che si sente in bocca e mi dia anche una bella sveglia"
Altra smorfia di naso.
"Se cerca una nota di sottobosco autunnale..."
"No, io cerco un caffè. Buono, forte. E poi magari uno più leggero da prendere al pomeriggio tardi"
"Le faccio assaggiare alcune delle miscele che potrebbero incontrare i suoi gusti"
"E' che ho appena pranzato e il caffè l'ho già preso. Se ne bevo altri due mi viene la tachicardia"
Ennesima stortura di naso.
"Allora forse è meglio che venga un'altra volta, prima di aver preso il caffè".
Allora forse è meglio che... "Va bene, mi dia due blister di Arpeggio, uno di Livanto e uno di... cos'è questa capsula blu?"
"Una speciale miscela indiana che ha un retrogusto di..."
"Va bene, mi dia anche quella". E sbrighiamoci che devo andare a lavorare.
Nel frattempo un tizio accanto a me si è portato via una cassa di blister e ha sganciato 95 euro.
Esco con la mia bustina fighetta Nespresso e attraverso una folla eterogenea che aspetta che Franceschini parli o che smetta di parlare. E sto già pensando a quale miscela proverò per prima... forse quella indiana con retrogusto del Gange.
Ma puzza-sotto-al-naso non mi ha guastato l'umore: sono pur sempre un orgoglioso proprietario di una macchina Nespresso. Proprio come George Clooney.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

LA NESPRESSO NON PAGA IL BUONO DA 50 €

Anonimo ha detto...

Dopo aver assaggiato il caffè della Nespresso presso diversi amici che ce l'hanno, ho concluso che non fa per me, non mi piace proprio. I poveretti hanno gentilmente provato a scaldarmi la tazza, a farmelo corto, lungo, a cambiare miscela, a mio parere è sempre lo stesso brodetto.
In ordine di preferenza io metto prima quello della moka, poi quello all'americana, quindi quello del bar, e ultimissimo questo, fatto con la Nespresso.
Per non parlare del prezzo al chilo del caffè in cialda che è 10 volte quello del macinato tipo lavazza rosso.
Se poi la macchinetta si rompe conviene buttarla perchè la riparazione costa più che comprarne una nuova.
Tutto questo naturalmente, a mio modesto parere, se mai può essere utile a qualcuno.
Ciao