Chi non c'era non sa cosa si è perso! La presentazione a Palermo è stata esilarante grazie alla straordinaria verve di Andrea Vecchio e a Roberto Alajmo che - da grande conoscitore dei palermitani - ha saputo porre l'accento su quei temi de 'Il Corruttore' che più da vicino toccano questa città.
Devo ammettere che ogni volta temo l'effetto soporifero della critica militante e la prospettiva che qualcuno si lasci sfuggire qualche parola di troppo sulla conclusione della storia. Ma a Palermo - come a Roma e a Torino, del resto - di sicuro nessuno si è annoiato. Avevo conosciuto Andrea Vecchio durante la presentazione della raccolta di racconti 'La Scelta' e mi aveva meravigliato la sua capacità di rendere comprensibili - quasi tangibili - le ragioni di chi dice 'no' alla mafia, alla corruzione e al malaffare. Mi aveva colpito, soprattutto, il suo disincanto nei confronti delle associazioni antiracket che nascono come i funghi, ma che spesso approdano a poco. Ero sicuro che, incapace com'è di cavalcare la retorica dell'antimafia, avrebbe finito per dire come stanno le cose, senza tanti giri di parole. Sull'etica del denaro, ad esempio. La sua teoria è cristallina: esiste il denaro etico guadagnato con il sudore della fronte e con i sacrifici, ed esiste il denaro non etico, ottenuto senza grandi difficoltà con i traffici e gli intrallazzi. Chi ha in tasca denaro etico non può accettare di buon grado di darlo "al primo fissa che si presenta" solo perché minaccia ritorsioni. Nessuna eroica nobiltà, quindi, dietro la scelta di Vecchio di dire 'no'; ma la semplice, sana e contagiosa incazzatura di chi si è fatto da sé in modo onesto e non vuole che siano i disonesti a godere della sua fortuna.
Con Roberto Alajmo, poi, abbiamo discusso di una scoperta che abbiamo fatto io leggendo il suo 'Mossa del matto affogato'; lui 'Il Corruttore': abbiamo raccontato storie parallele. "Ci sono storie che sono nell'aria e che hanno bisogno di essere raccontate" ha detto Roberto. Per questo ci siamo trovati sulla punta delle dita personaggi così simili: io con il mio Vittorio Tanlongo che è così convinto di conoscere i segreti della natura umana da considerarsi inattaccabile e Roberto il suo Giovanni che incarna il cialtrone tipo, convinto riuscire a sfuggire in eterno a chi lo chiama a chiedere conto delle sue azioni.
E poi la Kalhesa! E' un posto magico per parlare di libri. Anche se un po' d'olio nelle cerniere delle porte non guasterebbe...
Devo ammettere che ogni volta temo l'effetto soporifero della critica militante e la prospettiva che qualcuno si lasci sfuggire qualche parola di troppo sulla conclusione della storia. Ma a Palermo - come a Roma e a Torino, del resto - di sicuro nessuno si è annoiato. Avevo conosciuto Andrea Vecchio durante la presentazione della raccolta di racconti 'La Scelta' e mi aveva meravigliato la sua capacità di rendere comprensibili - quasi tangibili - le ragioni di chi dice 'no' alla mafia, alla corruzione e al malaffare. Mi aveva colpito, soprattutto, il suo disincanto nei confronti delle associazioni antiracket che nascono come i funghi, ma che spesso approdano a poco. Ero sicuro che, incapace com'è di cavalcare la retorica dell'antimafia, avrebbe finito per dire come stanno le cose, senza tanti giri di parole. Sull'etica del denaro, ad esempio. La sua teoria è cristallina: esiste il denaro etico guadagnato con il sudore della fronte e con i sacrifici, ed esiste il denaro non etico, ottenuto senza grandi difficoltà con i traffici e gli intrallazzi. Chi ha in tasca denaro etico non può accettare di buon grado di darlo "al primo fissa che si presenta" solo perché minaccia ritorsioni. Nessuna eroica nobiltà, quindi, dietro la scelta di Vecchio di dire 'no'; ma la semplice, sana e contagiosa incazzatura di chi si è fatto da sé in modo onesto e non vuole che siano i disonesti a godere della sua fortuna.
Con Roberto Alajmo, poi, abbiamo discusso di una scoperta che abbiamo fatto io leggendo il suo 'Mossa del matto affogato'; lui 'Il Corruttore': abbiamo raccontato storie parallele. "Ci sono storie che sono nell'aria e che hanno bisogno di essere raccontate" ha detto Roberto. Per questo ci siamo trovati sulla punta delle dita personaggi così simili: io con il mio Vittorio Tanlongo che è così convinto di conoscere i segreti della natura umana da considerarsi inattaccabile e Roberto il suo Giovanni che incarna il cialtrone tipo, convinto riuscire a sfuggire in eterno a chi lo chiama a chiedere conto delle sue azioni.
E poi la Kalhesa! E' un posto magico per parlare di libri. Anche se un po' d'olio nelle cerniere delle porte non guasterebbe...
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