La passione per la scrittura, quando è autentica, va oltre la fiction. Diventa impellente scrivere anche di fatti di cronaca, di analisi politiche, di qualunque cosa passi per la testa. Un bisogno compulsivo e irrinunciabile. E' allora che la scrittura si fa racconto, se non addirittura apologo e si ha la sensazione di aver regalato agli altri qualcosa che vale la pena leggere.
Questo vale anche per il giornalismo: quando si mettono le mani su una bella storia si spera che tutti la leggano e quando si lavora per un'agenzia si spera che tutti la pubblichino. Non va sempre così: a volte la stampa (o le tv) ignorano notizie che a noi sembrano imperdibili. Alte volte ci incaponiamo a scriverle anche se sappiamo che l'indomani - per i motivi più vari - non troveranno spazio in alcun giornale. Giusto perché sappiamo che è una storia che vale la pena raccontare. Il lancio che segue ne è un perfetto esempio. Lo ha scritto un collega dell'AGI e non so se oggi abbia trovato spazio sui giornali.
TIBET: FABBRICA CINESE REALIZZAVA BANDIERE PRO DALAI LAMA
(AGI) - Pechino, 28 apr. - L'affarismo travolgente, motore dell'esponenziale crescita economica cinese, ha giocato un brutto scherzo ai titolari una fabbrica di bandiere che incuranti dei rischi hanno prodotto migliaia di vessilli tibetani per conto del governo in esilio del Dalai Lama. L'impianto, nella provincia meridionale del Guangdong, e' stato chiuso e i proprietari arrestati. Questi ultimi hanno tentato di difendersi affermando che pensavano di realizzare solo bandiere colorate prive di implicazioni politiche ma i loro dipendenti, dopo aver visto alla tv le immagini delle proteste di Lhasa e riconosciuto il frutto del loro lavoro, hanno informato le autorita'. Migliaia di bandiere erano gia' state confezionate per il trasporto e la polizia teme che molte possano gia' aver raggiunto i destinatari all'estero. Per evitare che possano essere usate nei prossimi giorni a Hong Kong, dove la torcia olimpica fara' tappa venerdi' 2 maggio, le autorita' hanno ordinato l'ispezione accurata di ogni veicolo diretto nella cosiddetta Special Economic Zone di Shenzen, l'area di "confine" con l'ex colonia britannica. (AGI)
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