E' un thriller acre, duro, provocatorio In terra consacrata (Piemme, 460 pagine, 18,50 euro), un romanzo che smuove profondità limacciose, che fa scorrere sangue e pensieri in coni d'ombra mai illuminati. E dove il vero, il verosimile e l'invenzione narrativa s'intrecciano in modo formidabile per raccontare uno dei tanti enigmi irrisolti della storia d'Italia contemporanea, la scomparsa di Emanuela Orlandi. Ugo Barbàra rivela la mano felice dello scrittore nel riuscire a riannodare i mille fili di una vicenda che non ha ancora trovato una verità giudiziaria ma che almeno trova adesso, nel suo libro, una convincente soluzione narrativa. Tocca a Fabrizio Rebecchi - un avvocato che si trasforma suo malgrado in involontario e tenace detective - squarciare la spessa coltre di menzogne, connivenze, intrighi che grava sulla scomparsa di Emanuela, la figlia 15enne di un commesso del Vaticano. Attorno a quella misteriosa sparizione si gioca una partita sporca, una partita che muove scagnozzi della banda della Magliana e servizi segreti, mafiosi e camorristi, banchieri e prelati, in una danza macabra di potenti che dall'ombra decidono le sorti del Paese. La 'verità' di Barbàra non è stata ancora scritta nei tribunali, ma è una verità fatta di domande che è giusto continuar continuare a fare. Anche con un thriller come questo, carico di significato, simbolicamente potente, che riesce a dare un senso ad uno dei passaggi più oscuri dei nostra vita repubblicana.
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