Faccio fatica a svegliarmi. Sarà perché in montagna dormo come una pietra. Ma anche al mare in realtà. Anzi, per dirla tutta dormo come una pietra in qualunque circostanza purchè non ci sia un’urgenza a fiatarmi sul collo. E questa mattina non c’è alcuna urgenza, solo un piacevole impegno: fare colazione con Maurizio De Giovanni e sua moglie Paola. Li raggiungiamo, in ritardo, nella sala da pranzo dell’hotel, dove troviamo una sorpresa: i sardi. O meglio, quello che resta della pattuglia dei sardi: Giulio Angioni e Giorgio Todde. Che, per darvi un’idea, sono due scrittori veri. Antropologo, vincitore del Premio Dessì e del Premio Mondello Angioni; oculista noirista vincitore del Berto e creatore (o meglio resuscitatore) di Efisio Marini l'altro. Entrambi con il pregio di essere esilaranti come i due vecchietti del palco del Muppet Show. Così tra una chiacchiera e l’altra, complice la giornata spettacolare che si è aperta su Courmayeur, arriviamo in ritardo al primo appuntamento vero della giornata: la tavola rotonda su Piazza Fontana. A moderarla c’è un vecchio amico, Gaetano Savatteri. Gli altri non li conosco, ma è tutta gente che mi aiuta a comprendere qualcosa di una vicenda di cui non so un bel niente e ho colpevolmente trascurato. Sullo schermo passano le immagini del dicembre 1969: io avevo due mesi e Bruno Vespa stava già in tv.
Dobbiamo andare via prima: a mezzogiorno c’è la mia presentazione al Jiardin de l’Ange. Non mi faccio molte illusioni, Courmayeur si è svuotata e a mezzogiorno qui si mangia. Ma non ho fatto i conti con l’amore per il noir che porta fin qui appassionati da ogni dove, così di gente in sala ce n’è più di quanta sperassi. Fila tutto liscio: Valerio Calzolaio è brillante e conosce a fondo il romanzo; il pubblico è attento e la mezz’ora a nostra disposizione fila via come una chiacchierata tra amici. Finita la presentazione Maurizio e Paola insieme ad Angioni e Todde hanno avuto una grande idea: approfittare della bellissima giornata per andare sul Monte Bianco. All’una e cinque siamo ai piedi della funivia, ma – siccome sono solo i terroni che non hanno voglia di lavorare – qui si fa la pausa dalle 13 alle 14, quindi ci rassegniamo a mangiare polenta e fonduta in uno chalet vicino. Dove però il proprietario è calabrese così come – ci viene rivelato – il 60 per cento della popolazione di Courmayeur. Ecco forse spiegata la pausa pranzo alle funivie.
Satolli entriamo in una cabina degli anni ‘50 (e orgogliosa di esserlo) che a tappe ci porta fino a 3.400 metri. Su di noi volteggiano i gracchi delle Alpi, l’aria è quasi immobile, il freddo è così secco che i –2 nemmeno si sentono. Intorno a noi si erge una corona così stupefacente che si può immaginare la mano di Dio mentre la intaglia.
Torniamo a Courmayeur che è quasi ora della presentazione di Donato Carrisi e di Maurizio. Abbiamo saputo che i giurati sono già in conclave, ma preferiamo non pensarci: c’è ancora troppo da divertici. Facciamo una nuova conoscenza: Roberto Ricciardi, un colonnello dei carabinieri che ha vinto il premio Tedeschi 2009 e si è conquistato la pubblicazione nel giallo Mondadori. Entra anche lui nel nostro clan sgangherato. Ci ritroviamo tutti al Jiardin de l’Ange e finalmente conosco Carrisi. E’ diverso da come lo descrivono. Potrebbe darsi più arie di una mongolfiera e invece è lì tranquillo che cerca di capire in mezzo a chi è finito. Il clan decide di abbassare la guardia e di iscriverlo ad honorem. Maurizio conduce la sua presentazione come uno skipper porterebbe una barca in porto e viene proprio voglia di conoscere il suo commissario Ricciardi. Riusciamo a trascinare Vichi e la Bucciarelli sul palco per la foto di famiglia in cui – manco a dirlo – compare anche Savatteri.
Si va a bivaccare nel grande salone dell’hotel Royal. Si chiacchiera di tutto; i crocchi si compongono e scompongono. Come per assisterci nella volata finale si sono materializzati gli editor e gli uffici stampa delle nostre case editrici.
Andiamo a cena tutti insieme. Si parla dei grandi misteri di questo Paese (è per questo che siamo qui, no?) e di cazzeggia mangiando nouvelle cousine alla valdostana. Poi, all’improvviso, sono le dieci. Nessuno di noi sembra aver saputo in anticipo chi ha vinto. Forse, memori dell’amarezza che contraddistinse le ultime battute della scorsa edizione, i giurati sono riusciti a rispettare e a far rispettare la consegna del silenzio.
Arriviamo alla cerimonia in ritardo. Poi tutto accade in fretta, molto in fretta.
Alla mia destra ho Maurizio; alla mia sinistra la Bucciarelli.
E’ Cecilia Scerbanenco a leggere il verdetto.
Marco Vichi, con Morte a Firenze.
Cavolo, c’avevo sperato.
Vichi si volta verso la Bucciarelli per esprimerle il suo sgomento.
Elisabetta sembra prenderla bene.
Io batto le mani.
Prima ancora di aver il tempo di metabolizzare, cominciano a scorrere le immagini del film Zombieland. Beh, è un po’ troppo e non solo per me.
Ci rifugiamo in un posto molto fighetto, il bar Roma, dove ci ritroviamo tutti, ma proprio tutti. Finalisti (manca la Bucciarelli che è già partita per Milano), mogli, compagne, giurati (alcuni), giornalisti e… Savatteri. Ordiniamo la grolla dell’amicizia, una specie di bomba alcolica che sa di napalm (sì, l’ho assaggiato e allora?) alla quale appozziamo tutti insieme. Con ammirabile maestria Savatteri guida il cazzeggio. E’ una serata tra amici; non ci sono né vincitori, né vinti. Da domani saremo di nuovo tutti sulla tastiera del pc a buttar giù il prossimo romanzo, magari pensando all’edizione dello Scerbanenco che dovrà vincere.
Con colpo di classe finale Savatteri convince/costringe Vichi a pagare il conto. Dal suo premio vanno scalati 122 euro di alcolici ad alta gradazione.
Dobbiamo andare via prima: a mezzogiorno c’è la mia presentazione al Jiardin de l’Ange. Non mi faccio molte illusioni, Courmayeur si è svuotata e a mezzogiorno qui si mangia. Ma non ho fatto i conti con l’amore per il noir che porta fin qui appassionati da ogni dove, così di gente in sala ce n’è più di quanta sperassi. Fila tutto liscio: Valerio Calzolaio è brillante e conosce a fondo il romanzo; il pubblico è attento e la mezz’ora a nostra disposizione fila via come una chiacchierata tra amici. Finita la presentazione Maurizio e Paola insieme ad Angioni e Todde hanno avuto una grande idea: approfittare della bellissima giornata per andare sul Monte Bianco. All’una e cinque siamo ai piedi della funivia, ma – siccome sono solo i terroni che non hanno voglia di lavorare – qui si fa la pausa dalle 13 alle 14, quindi ci rassegniamo a mangiare polenta e fonduta in uno chalet vicino. Dove però il proprietario è calabrese così come – ci viene rivelato – il 60 per cento della popolazione di Courmayeur. Ecco forse spiegata la pausa pranzo alle funivie.
Satolli entriamo in una cabina degli anni ‘50 (e orgogliosa di esserlo) che a tappe ci porta fino a 3.400 metri. Su di noi volteggiano i gracchi delle Alpi, l’aria è quasi immobile, il freddo è così secco che i –2 nemmeno si sentono. Intorno a noi si erge una corona così stupefacente che si può immaginare la mano di Dio mentre la intaglia.
Torniamo a Courmayeur che è quasi ora della presentazione di Donato Carrisi e di Maurizio. Abbiamo saputo che i giurati sono già in conclave, ma preferiamo non pensarci: c’è ancora troppo da divertici. Facciamo una nuova conoscenza: Roberto Ricciardi, un colonnello dei carabinieri che ha vinto il premio Tedeschi 2009 e si è conquistato la pubblicazione nel giallo Mondadori. Entra anche lui nel nostro clan sgangherato. Ci ritroviamo tutti al Jiardin de l’Ange e finalmente conosco Carrisi. E’ diverso da come lo descrivono. Potrebbe darsi più arie di una mongolfiera e invece è lì tranquillo che cerca di capire in mezzo a chi è finito. Il clan decide di abbassare la guardia e di iscriverlo ad honorem. Maurizio conduce la sua presentazione come uno skipper porterebbe una barca in porto e viene proprio voglia di conoscere il suo commissario Ricciardi. Riusciamo a trascinare Vichi e la Bucciarelli sul palco per la foto di famiglia in cui – manco a dirlo – compare anche Savatteri.
Si va a bivaccare nel grande salone dell’hotel Royal. Si chiacchiera di tutto; i crocchi si compongono e scompongono. Come per assisterci nella volata finale si sono materializzati gli editor e gli uffici stampa delle nostre case editrici.
Andiamo a cena tutti insieme. Si parla dei grandi misteri di questo Paese (è per questo che siamo qui, no?) e di cazzeggia mangiando nouvelle cousine alla valdostana. Poi, all’improvviso, sono le dieci. Nessuno di noi sembra aver saputo in anticipo chi ha vinto. Forse, memori dell’amarezza che contraddistinse le ultime battute della scorsa edizione, i giurati sono riusciti a rispettare e a far rispettare la consegna del silenzio.
Arriviamo alla cerimonia in ritardo. Poi tutto accade in fretta, molto in fretta.
Alla mia destra ho Maurizio; alla mia sinistra la Bucciarelli.
E’ Cecilia Scerbanenco a leggere il verdetto.
Marco Vichi, con Morte a Firenze.
Cavolo, c’avevo sperato.
Vichi si volta verso la Bucciarelli per esprimerle il suo sgomento.
Elisabetta sembra prenderla bene.
Io batto le mani.
Prima ancora di aver il tempo di metabolizzare, cominciano a scorrere le immagini del film Zombieland. Beh, è un po’ troppo e non solo per me.
Ci rifugiamo in un posto molto fighetto, il bar Roma, dove ci ritroviamo tutti, ma proprio tutti. Finalisti (manca la Bucciarelli che è già partita per Milano), mogli, compagne, giurati (alcuni), giornalisti e… Savatteri. Ordiniamo la grolla dell’amicizia, una specie di bomba alcolica che sa di napalm (sì, l’ho assaggiato e allora?) alla quale appozziamo tutti insieme. Con ammirabile maestria Savatteri guida il cazzeggio. E’ una serata tra amici; non ci sono né vincitori, né vinti. Da domani saremo di nuovo tutti sulla tastiera del pc a buttar giù il prossimo romanzo, magari pensando all’edizione dello Scerbanenco che dovrà vincere.
Con colpo di classe finale Savatteri convince/costringe Vichi a pagare il conto. Dal suo premio vanno scalati 122 euro di alcolici ad alta gradazione.
2 commenti:
Fighissimo il racconto!
Bravo Ugo!
Rimani sempre il nostro eroe, winner or not winner.
Ale Spalletta
ma ti posso assumere per il mio sito? :D
sei un cronista fantastico!!!
è un piacere leggerti. una persona a mio fianco dice "forse è meglio che non abbia vinto, perchè generalmente quelli che vincono poi si danno delle arie..." ok mi armo di mazza da baseball e gliele dò per te :P
ps.
essendo la nostra, una società piramidale, se vichi ha pagato per aver vinto lo Scerbanenco, la nostra birra la dovresti pagare tu perchè sei arrivato in finale, giusto?! :D
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