Anche gli scrittori hanno delle scadenze. Oppure credevate che uno si mettesse lì a creare la sua opera e poi la portasse bel bello all'editore per la pubblicazione? Forse qualcuno che lo fa c'è ancora, ma se si lavora con una grande casa editrice, di quelle che pubblicano centinaia di titoli, non ci si può presentare con il manoscritto e il sorriso sulle labbra e sperare che venga pubblicato tre mesi dopo. No, la cosa è gestita con ampio anticipo dagli agenti letterari e dal direttore editoriale che stabiliscono insieme qual è il periodo migliore per l'uscita del romanzo e fissano sul calendario una serie di simpatiche bandierine: data firma contratto; data consegna prima versione; data prima revisione; data prima bozza; data consegna ultima bozza e poi... via! L'uscita in libreria.
La mia scadenza è fra 18 giorni.
La mia scadenza è fra 18 giorni.
Quando ho firmato il contratto l'ho fatto anche con una certa spocchia: mi stavano dando un sacco di tempo per scrivere il nuovo romanzo. Un sacco di temo per i parametri del giornalista d'agenzia, uno che quando si mette a scrivere un pezzo lo fa con la consapevolezza che doveva essere pronto due ore prima.
Non sto messo male. Sono davvero al rush finale, mi mancano gli ultimi capitoli e so - o almeno credo di sapere - dove andrà a parare la mia nuova storia. Sono stato molto diligente e ho scritto con costanza, senza mai perdere il filo della narrazione e con un rigore da preparazione atletica.
Solo che molte cose sono successe nel frattempo, prima fra tutte la promozione a responsabile della redazione NewMedia, che negli ultimi tre mesi e mezzo mi ha tenuto dieci ore al giorno in agenzia. Però ho cominciato ad andare al lavoro con il treno e questo ha concesso ben 100 minuti al giorno di totale immersione nella scrittura. Ogni giorno, appena preso posto, ho acceso il fedele iPod, l'HP EliteBook 2530p e mi sono isolato dal resto del mondo. Cinquanta minuti all'andata e cinquanta minuti al ritorno di scrittura pura, senza nulla che potesse distarmi. E il mio cervello deve essersi talmente abituato che se all'ora prevista non ero in assetto da scrittura cominciavano a prudermi le dita per la voglia di riversare sulla tastiera parole su parole.
Però arriva anche il momento in cui bisogna dedicarsi interamente alla scrittura. Conosco ormai talmente bene i miei personaggi da poter prevedere ogni loro mossa - su questa cosa un po' pirandelliana prima o poi dovremo intrattenerci - e so dove la storia deve approdare. Così ho preso una settimana di ferie per chiudermi in casa e portare la nave in porto.
E' una bella sensazione: un acquazzone impietoso oltre la finestra, un buon caffè sulla scrivania, Musicovery settato su un canale giusto e una vecchia, morbida felpa Old Navy addosso.
2 commenti:
... non vedo l'ora di leggerti ancora...mi ha conquistato il tuo scrivere...che ti leggo persino sul blog!!! ho appena iniziato "I l corruttore" e mi ha già preso...
complimenti, spero di vederti presto a Torino
ciao
"Un sacco di temo per i parametri..."
Refuso o lapsus freudiano?
eheheh... che soddisfazione correggere uno Scrittore!
Mi raccomando, fatti vivo prima o dopo che ti sto braccando!
:))
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