Tutto quello che so di sceneggiatura lo devo a Francesco Scardamaglia. Dopo di lui sono venuti altri maestri, come Gino Ventriglia e Stefano Reali, ma come per le paperelle appena uscite dal guscio, l'imprinting me lo ha dato lui. Da Gino e Stefano ho imparato una quantità di straordinari meccanismi e segreti della narrazione cinematografica e televisiva, ma quello che davvero mi ha introdotto nel mondo della sceneggiatura è stato Scardamaglia. Forse è stata solo una coincidenza temporale, magari il fatto che le prime lezioni 'italiane' del corso di sceneggiatura Rai-Script fossero affidato a lui, dopo una full immersion con Linda Seger.
Ma non può essere solo questo. Magari ha avuto un certo peso scoprire che proprio lui aveva sceneggiato i film che più ho amato nella mia infanzia, primo fra tutti 'Altrimenti ci arrabbiamo' di cui consumai la colonna sonora dei frateli De Angelis su un vecchio mangiadischi arancione. O forse il fatto che fu lui a fare da tutor a me e a Mirco Da Lio per il nostro saggio di fine corso. "Ragazzi, dovete giocarvi tutto in una puntata" ci disse quando gli presentammo la bibbia di una serie che avevamo intitolato 'A regola d'arte', "quindi metteteci tutto quello che vi pare: i botti, gli aerei, gli spari, gli inseguimenti, i nazisti. Tutto". Noi lo prendemmo alla lettera e ci mettemmo proprio tutto: dai nazisti agli aerei. Venne fuori un lavoro di cui era soddisfatto e noi orgogliosi. Oggi ho un rimpianto: non aver mai lavorato davvero per lui. Sono sicuro che avrei continuato a imparare.
Ciao Francesco.
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