Sono in vacanza. Lo si intuiva, credo, dal mio lungo silenzio. A Scopello la connessione è un'impresa perchè l'Umts funziona a intermittenza e non c'è un internet cafè neanche a cercarlo con il lanternino. Ma poi - parliamoci chiaro - non è che stia morendo dalla voglia di lasciare il mare per mettermi a tempestare sulla tastiera.
Ma c'è una cosa che devo raccontare, una cosa quasi medievale per quanto remota è nella mia memoria, e che pure continua ad accadere. Innanzitutto stabiliamo il luogo. Scopello, dove passo una quindicina di giorni di vacanza, è un adorabile (e adorato) borgo a poca distanza da Castellammare del Golfo, in provincia di Trapani. La casa dei miei è a pochi metri dal mare; si vedono i faraglioni, la torre di avvistamento normanna e alle sette di sera c'è una luce che non ne ho trovate altrove. Qui ogni anno ritrovo i miei amici: alcuni li rivedo anche a Roma; altri solo nei pochi giorni che passiamo al mare. Ma il clima è sempre lo stesso: bivaccare in spiaggia (circondati da bambini così come un tempo eravamo circondati da materassini) tirar tardi e organizzare cene e cenette in casa di questo o quello.
A pochi chilometri da Scopello c'è Castellammare, che per collocazione non avrebbe nulla da invidiare a ben più blasonate località liguri o alto-toscane, ma che ogni volta che tenta di risollevare la testa dall'apatia sembra condannata a dover avere a che fare con gli stessi vizi. Che non sono necessariamente e unicamente mafiosi come la cronica mancanza d'acqua dopo un inverno e una primavera piovosissimi.
A volte basta il malcostume quotidiano a far venir voglia di dare ragione a chi dice che certi posti sono senza speranza.In paese abbiamo un piccolo appartamento che fu di mia nonna e che in estate affitiamo. Il primo pensiero di mio padre è che agli inquilini non manchi l'acqua e per questo ha fatto mettere sul tetto - come hanno fatto altri inquilini - due grossi serbatoi. In attesa dell'arrivo degli affittuari si è arrampicato a controllare e li ha trovato vuoti.
"Manco qua arriva l'acqua" ha commentato pensando alla penuria di rifornimenti di Scopello.
Ma i vicini sono stati pronti a smentirlo: l'acqua è venuta quasi tutti i giorni e pure in abbondanza. Possibile allora che si fosse bruciato il motorino (termine con il quale si indica una specie di idrovora che deve succhiare dall'acquedotto più acqua e più in fretta possibile approfittando delle rare distribuzioni). Ma non era neppure questo: il motorino funzionava meglio di una Kawasaki. Possibile allora una perdita, ma anche quella si è rivelata un'ipotesi infondata.
Ma i vicini sono stati pronti a smentirlo: l'acqua è venuta quasi tutti i giorni e pure in abbondanza. Possibile allora che si fosse bruciato il motorino (termine con il quale si indica una specie di idrovora che deve succhiare dall'acquedotto più acqua e più in fretta possibile approfittando delle rare distribuzioni). Ma non era neppure questo: il motorino funzionava meglio di una Kawasaki. Possibile allora una perdita, ma anche quella si è rivelata un'ipotesi infondata.
Stavamo lì a grattarci la testa senza venirne a capo quando si è fatta avanti una vicina.
"Ma voi le catene ce le avete?" ha chiesto.
Io, come un siculo rinnegato, ho pensato prima alle catene da neve poi - dato che si parlava di motorini - a quella che mille anni fa mandava avanti il mio Garelli 50.
"Che catene?" ho chiesto, da ingenuo.
"Quelle intorno al serbatoio"
"E per farci cosa?" ho chiesto, questa volta da minchione.
"Perchè sennò vi fottono l'acqua"
Ci fottono l'acqua?
Facendosi un po' più vicina la signora ci ha raccontato che fino a poco tempo prima succedeva anche a lei: qualcuno le apriva il serbatoio sul tetto e con una sucalora si sucava (per l'appunto) tutta l'acqua nella propria EcoTanka. Ma lei aveva capito chi era e aveva messo due robuste catene a tutela della propria risorsa idrica.
"Ma voi le catene ce le avete?" ha chiesto.
Io, come un siculo rinnegato, ho pensato prima alle catene da neve poi - dato che si parlava di motorini - a quella che mille anni fa mandava avanti il mio Garelli 50.
"Che catene?" ho chiesto, da ingenuo.
"Quelle intorno al serbatoio"
"E per farci cosa?" ho chiesto, questa volta da minchione.
"Perchè sennò vi fottono l'acqua"
Ci fottono l'acqua?
Facendosi un po' più vicina la signora ci ha raccontato che fino a poco tempo prima succedeva anche a lei: qualcuno le apriva il serbatoio sul tetto e con una sucalora si sucava (per l'appunto) tutta l'acqua nella propria EcoTanka. Ma lei aveva capito chi era e aveva messo due robuste catene a tutela della propria risorsa idrica.
Il mio istinto siculo si è risvegliato e mi è venuta voglia di andare a spaccare le corna a questo ladro d'acqua, o quanto meno di andargli a dire che è un miserabile se si riduce a salire su un tetto e appozzarsi a una sucalora per prendersi la mia acqua.
La vicina mi ha rivolto uno sguardo di quelli che se ne vedono solo qui: socchiudendo appena gli ochi e mttendo du un'aria di sufficienza.
"Lassa stari" mi ha detto "mettici i catini"
E io, determinato a far valere i miei diritti e a lottare contro ogni sopruso che afligge la terra di Sicilia, ho accompagnato mio padre a comprare catene e catenacci.
"Lassa stari" mi ha detto "mettici i catini"
E io, determinato a far valere i miei diritti e a lottare contro ogni sopruso che afligge la terra di Sicilia, ho accompagnato mio padre a comprare catene e catenacci.
1 commento:
Ugo, sei un mito. La lettura di questo tuo post mi ha rinfrescato un pomeriggio afoso romano con l'aria condizionata rotta. Ah! Felicissime vacanze!
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