Finalmente Tiziano Scarpa ha perso il suio aplomb. La sobrietà con cui aveva eroso il vantaggio dichiarato della Salma era stato ammirevole e così il fatto di non ricorrere a buffonate para-mediatiche per vestire i panni del salvatore della letteratura italiana sventolando a destra e sinistra lo spettro della Civilità della Paura o intossicando l'auditorio con i suoi incubi di bambino. Zitto zitto, forte del lavorio sommesso di Einaudi e del peso della corazzata Mondadori, si è portato a casa il bottiglione di liquore e un numero 'n' di copie vendute lasciando la Salma e il suo funereo piglio con un palmo di voto.
Scarpa, insomma, ha sbroccato e ha mandato la Salma a quel paese, una volta e per tutte. Ecco come, secondo l'intervista a Vanity Fair anticipata da Repubblica:
Le polemiche sul premio Strega non finiscono mai. Nemmeno quando è stato proclamato un vincitore, seppure di un soffio, anzi di un voto. A Tiziano Scarpa, primo arrivato, il 2 luglio, nella gara letteraria più prestigiosa d´Italia, con il suo Stabat mater (Einaudi), il fatto che Antonio Scurati (Il bambino che sognava la fine del mondo, Bompiani), al secondo posto, fosse stato sempre considerato il candidato favorito, anzi il vincitore in pectore, non è andata giù.
E senza peli sulla lingua lo dice in una intervista su Vanity Fair di questa settimana: «Ho capito che lo Strega non è una questione di copie che vendi in più. E´ una questione di potere» esordisce Scarpa: 119 voti a lui e 118 a Scurati: «Il giorno dopo essere entrato in cinquina» continua lo scrittore « era come se il libro di Scurati avesse già la fascetta del vincitore. La casa editrice ci aveva investito molto: pubblicità, recensioni sui giornali». Scurati si era autocandidato dopo la rinuncia di Daniele De Giudice, indicato come numero uno del 2009, con l´obiettivo dichiarato di combattere lo strapotere delle case editrici.
Una procedura scorrettissima, secondo Scarpa, se a questo si aggiunge il fatto che Scurati è anche uno dei votanti dello Strega. E, visto che lo Strega è un "affare" (copie, notorietà), Scarpa definisce Scurati «un vero caso mediatico: la costruzione di un intellettuale e di un autore pop attraverso una strategia propagandistica e pubblicitaria che va avanti da anni». Avrebbe usato tutte le armi in suo possesso (dirige una collana per Bompiani, insegna allo Iulm, collabora con prestigiose testate) «per ottenere un riscontro di popolarità...perché popolarissimo non è». Però, vista la sua capacità di persuasione, conclude Scarpa «dovrebbero farlo segretario del Pd».
Scarpa, insomma, ha sbroccato e ha mandato la Salma a quel paese, una volta e per tutte. Ecco come, secondo l'intervista a Vanity Fair anticipata da Repubblica:
Le polemiche sul premio Strega non finiscono mai. Nemmeno quando è stato proclamato un vincitore, seppure di un soffio, anzi di un voto. A Tiziano Scarpa, primo arrivato, il 2 luglio, nella gara letteraria più prestigiosa d´Italia, con il suo Stabat mater (Einaudi), il fatto che Antonio Scurati (Il bambino che sognava la fine del mondo, Bompiani), al secondo posto, fosse stato sempre considerato il candidato favorito, anzi il vincitore in pectore, non è andata giù.
E senza peli sulla lingua lo dice in una intervista su Vanity Fair di questa settimana: «Ho capito che lo Strega non è una questione di copie che vendi in più. E´ una questione di potere» esordisce Scarpa: 119 voti a lui e 118 a Scurati: «Il giorno dopo essere entrato in cinquina» continua lo scrittore « era come se il libro di Scurati avesse già la fascetta del vincitore. La casa editrice ci aveva investito molto: pubblicità, recensioni sui giornali». Scurati si era autocandidato dopo la rinuncia di Daniele De Giudice, indicato come numero uno del 2009, con l´obiettivo dichiarato di combattere lo strapotere delle case editrici.
Una procedura scorrettissima, secondo Scarpa, se a questo si aggiunge il fatto che Scurati è anche uno dei votanti dello Strega. E, visto che lo Strega è un "affare" (copie, notorietà), Scarpa definisce Scurati «un vero caso mediatico: la costruzione di un intellettuale e di un autore pop attraverso una strategia propagandistica e pubblicitaria che va avanti da anni». Avrebbe usato tutte le armi in suo possesso (dirige una collana per Bompiani, insegna allo Iulm, collabora con prestigiose testate) «per ottenere un riscontro di popolarità...perché popolarissimo non è». Però, vista la sua capacità di persuasione, conclude Scarpa «dovrebbero farlo segretario del Pd».
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