Ce l'abbiamo fatta: Il Corruttore è nella cinquina finalista del Premio Scerbanenco!
Grazie a tutti quelli che mi hanno votato on-line.
Il 4 e il 5 dicembre sarò a Courmayeur per la nomina del vincitore. Sarà dura, ma ce la metterò tutta. Questi sono i finalisti:
Valerio Varesi, Oro, incenso e polvere, Frassinelli 13648 voti
Angelo Petrella, La città perfetta, Garzanti 12171
Paola Barbato, A mani nude, Rizzoli 11368
Ugo Barbara, Il corruttore, Piemme 9140
Tommaso Pincio, Cinacittà, Einaudi 9094
Due Madri - il booktrailer - in libreria dal 14 aprile
venerdì 28 novembre 2008
mercoledì 26 novembre 2008
Ma questo testamento biologico cos'è?
Se ne fa un gran parlare, soprattutto per la vicenda di Eluana Englaro, ma quanti realmente sanno cosa è il testamento biologico e quali sono le ragioni che turbano la coscienza dei cattolici e fanno storcere il naso alla Binetti?
martedì 25 novembre 2008
Palermo, le brave persone e le spiagge brasiliane
Voglio resistere alla tentazione di fare il solito pistolotto su Facebook e su quanto miracoloso/pericoloso sia questo strumento (al pari, come abbiamo visto della funzione copia&incolla). Ma voglio raccontarvi di una vecchia conoscenza che mi è capitato di ritrovare sul network. Adesso non saprei neppure dire se sono stato io a ribeccare Giovanni o lui a trovare me. Non è neppure una di quelle conoscenze remote, da scuola elementare, che fanno sobbalzare sula sedia. E' un collega particolarmente simpatico, uno di quelli con cui si lavora bene e che danno sempre l'impressione di essere del genere 'l'acqua li bagna e il vento li asciuga'.
Tutto sommato di lui so pochissimo: che correva nei rally e che aveva avuto uno spaventoso incidente, ad esempio, o che ama cani non particolarmente affabili come i pitbull. Ma soprattutto mi viene in mente l'aria perennemente sconvolta di chi si è appena alzato dal letto e il sorriso affabile con cui accoglie chiunque: dallo stagista fresco fresco di scuola di giornalismo al palermitano transfugo che torna a dare un'occhiata al vecchio nido.
Non è un tipo da invidiare, Giovanni, né da temere. Credo sia uno di quelli che si può comodamente inserire nella categoria persone per bene, del genere che non creano problemi e non ne vogliono dagli altri. Forse proprio per questo gli ho sempre riservato una buona porzione di affetto, ma tutto sommato poca attenzione. Da palermitano sono istintivamente propenso a (pre)occuparmi più di chi è una potenziale minaccia piuttosto di chi non cerca e non procura rogne. E Giovanni è il tipo che le rogne non le cerca e non le crea.
Ogni volta che ci incontriamo sono abbracci, pacche sulle spalle, il rassicurante 'A posto?' ripetuto quella mezza dozzina di volte imposte dall'etichetta palermitana almeno finché non si è davvero certi che dall'altra parte dell'abbraccio o della stretta di mano non è davvero tutto 'a posto'. Qualche chiacchiera, mezzo pettegolezzo e poco altro. Ogni volta che lo saluto per andare via penso che forse avrei dovuto passare più tempo con lui e mi domando cosa me lo abbia impedito. Senza mai, però, trovare una risposta.
A un certo punto me lo sono visto spuntare su Facebook: trasmetteva da una spiaggia brasiliana.
Cavolo! Come nei film!
Non so bene cosa abbia fatto o stia facendo. Non so se ha mollato la famiglia e i pitbull o se siano stati loro a suggerirgli di levarsi un po' di torno per riprendere un po' di quel fiato che una città come Palermo presto o tardi finisce per fare mancare a tutte le persone per bene.
Non so come si andata. So solo che ora sta in Brasile, ha aperto un locale che si chiama 'La Tavernetta' su una spiaggia meravigliosa e ha la faccia di un uomo felice.
L'aria di uno che si sveglia la mattina ed è felice, davvero.
Io stamattina mi sono svegliato e mi sono chiesto se questa settimana riuscirò a far fronte ai 100mila impegni che ho preso.
Tutto sommato di lui so pochissimo: che correva nei rally e che aveva avuto uno spaventoso incidente, ad esempio, o che ama cani non particolarmente affabili come i pitbull. Ma soprattutto mi viene in mente l'aria perennemente sconvolta di chi si è appena alzato dal letto e il sorriso affabile con cui accoglie chiunque: dallo stagista fresco fresco di scuola di giornalismo al palermitano transfugo che torna a dare un'occhiata al vecchio nido.
Non è un tipo da invidiare, Giovanni, né da temere. Credo sia uno di quelli che si può comodamente inserire nella categoria persone per bene, del genere che non creano problemi e non ne vogliono dagli altri. Forse proprio per questo gli ho sempre riservato una buona porzione di affetto, ma tutto sommato poca attenzione. Da palermitano sono istintivamente propenso a (pre)occuparmi più di chi è una potenziale minaccia piuttosto di chi non cerca e non procura rogne. E Giovanni è il tipo che le rogne non le cerca e non le crea.
Ogni volta che ci incontriamo sono abbracci, pacche sulle spalle, il rassicurante 'A posto?' ripetuto quella mezza dozzina di volte imposte dall'etichetta palermitana almeno finché non si è davvero certi che dall'altra parte dell'abbraccio o della stretta di mano non è davvero tutto 'a posto'. Qualche chiacchiera, mezzo pettegolezzo e poco altro. Ogni volta che lo saluto per andare via penso che forse avrei dovuto passare più tempo con lui e mi domando cosa me lo abbia impedito. Senza mai, però, trovare una risposta.
A un certo punto me lo sono visto spuntare su Facebook: trasmetteva da una spiaggia brasiliana.
Cavolo! Come nei film!
Non so bene cosa abbia fatto o stia facendo. Non so se ha mollato la famiglia e i pitbull o se siano stati loro a suggerirgli di levarsi un po' di torno per riprendere un po' di quel fiato che una città come Palermo presto o tardi finisce per fare mancare a tutte le persone per bene.
Non so come si andata. So solo che ora sta in Brasile, ha aperto un locale che si chiama 'La Tavernetta' su una spiaggia meravigliosa e ha la faccia di un uomo felice.
L'aria di uno che si sveglia la mattina ed è felice, davvero.
Io stamattina mi sono svegliato e mi sono chiesto se questa settimana riuscirò a far fronte ai 100mila impegni che ho preso.
Quando qualche giorno fa guardavo la mia agenda con grande perplessità mi ha suggerito: "futtitinni, Ughetto!"
Ora la domanda è: chi è più fico? Io che la mattina mi domando quanto tempo mi farà perdere la pioggia sulla Cassia o lui che la mattina guarda il mare e pensa che tutto sommato se anche piove sulla sua spiaggia non è questo gran danno?
Ora la domanda è: chi è più fico? Io che la mattina mi domando quanto tempo mi farà perdere la pioggia sulla Cassia o lui che la mattina guarda il mare e pensa che tutto sommato se anche piove sulla sua spiaggia non è questo gran danno?
domenica 16 novembre 2008
Andiamo a prenderci lo Scerbanenco!
Mobilitiamoci! E' il momento di vincere il Premio Scerbanenco e per una volta che i lettori possono dire la loro è il caso di non perdere l'occasione e farsi sotto. Andate sul sito www.noirfest.com/cerba.asp e votate per Il Corruttore.
venerdì 7 novembre 2008
Generazione Copia & Incolla
Sono convinto che Fermi non pensasse alla bomba quando maneggiava l'atomo e ne intuiva le potenzialità rivoluzionarie. E sono convinto che Bill Gates o chiunque abbia inventato la funzione copia e incolla per Windows, non avesse in mente schiere di studenti pigri e poco furbi che avrebbero saccheggiato il web per le loro tesi.
E invece è andata in un altro modo.
Ma c'è una storia in particolare che merita di essere raccontata, perché la dice lunga su quanto sia stato ingenuo io a fidarmi degli studenti e quanto possano essere stupidi alcuni di loro.
Tempo fa una studentessa ha discusso una tesi con me. Non era neppure una mia allieva: l'avevo ereditata da una docente che andava in pensione e che me l'aveva presentata con lodi sperticate. Effettivamente sembrava meno sprovveduta di altre, ma forse derivava dal fatto che avesse qualche anno più della media. Ma pazienza: era del vecchio ordinamento e sembrava appassionata al tema che aveva scelto per la tesi. Ha impiegato un bel po' di tempo per mettere insieme il materiale, ma io le ho dato una mano per intervistare alcuni esperti e trovare i libri giusti. Arrivati alla laurea si è presentata con un lavoro davvero notevole. Una delle migliori tesi su cui abbia messo le mani. E l'esposizione è stata brillante e accattivante. Perfetto! Si è beccata il massimo dei punti possibili e soprattutto i complimenti del Preside e la proposta per la pubblicazione.
Qualche settimana più tardi mi ha richiamato per sollecitare la pubblicazione e io mi sono rivolto al Preside perché fosse avviato l'iter. Morcellini, persona di grande generosità, si è dichiarato disponibile e la macchina si è messa in moto.
E subito si è fermata.
Sapete perché? Perché c'è una cosa che non sapevo e che evidentemente non sapeva neppure la mia tesista: la prima cosa che si fa su una tesi con dignità di pubblicazione è di verificare che non sia stata copiata da un altro lavoro. C'è un omino addetto a questo. Sta lì e si spulcia tutte le tesi. E siccome ha molta più esperienza di me, sa che basta fare dei carotaggi per scoprire la fregatura. Il carotaggio è semplicissimo: si prende un brevissimo paragrafo della tesi e si mette su Google. Se rispunta identico da un'altra parte, allora è copiato. Niente di male se c'è una citazione, ma se non c'è e - peggio - è stato copiato e incollato da un sito che si chiama tesionline.com, allora è una sòla.
Un paio di settimane fa ho ricevuto una costernata telefonata dell'omino di cui sopra. "C'è un problema con la tesi" mi ha detto, "dobbiamo parlarne di persona".
Mi sono trovato davanti a una persona che evidentemente si sentiva a disagio nel dovermi dire che mi ero fatto menare per il naso. "Ma non si preoccupi" ha aggiunto, "è in buona compagnia".
E' risultato che su 30 carotaggi compiuti, 25 sono positivi. Il che, se la matematica non è un opinione e la statistica ha ancora un qualche valore, significa che sei quinti della tesi sono copiati.
Niente pubblicazione, ovviamente, ma la cosa non finisce qua. Perché quello che probabilmente molti di questo furbastri non valutano quando si armano di copy and paste sono le conseguenze. Che sono pesanti. La prima, più probabile e immediata, è la revoca della laurea. La seconda, più grave, è la denuncia per truffa. Così questo genio del copia e incolla si troverà a 25 anni senza laurea e con un procedimento penale a carico.
Ma quello di cui davvero non riesco a farmi una ragione è: se l'aveva sfangata alla laurea, se si era beccata i complimenti e il massimo del punteggio pur avendo copiato a man bassa, perché mi ha richiamato per sollecitare la pubblicazione?
Forse ho la risposta: la generazione copia e incolla non solo non conosce vergogna, ma ha piena fiducia nel clima di impunità che pervade questo Paese. Bene: io non ho intenzione di fargliela passare liscia!
domenica 2 novembre 2008
E mo' magnateve pure questo!
La chiusura dell'Ospedale San Giacomo a Roma non è una faccenda locale come può sembrare. E' la prova provata (quella che ora si chiama smokin' gun) di quello che un gruppo di costruttori sta portando avanti da anni con il beneplacito delle amministrazioni Marrazzo e Zingaretti. A riprova che se pecunia non olet il mattone non ha colore, uno degli ospedali storici di Roma, essenziale per servire il cuore della capitale e sede di alcuni centri di eccellenza oltre che di un reparto di cardiochirurgia appena rinnovato, sarà smantellato per far posto a un prestigioso residence. Con la benedizione delle amministrazioni di sinistra. Altri due ospedali - il Forlanini (!) e il Regina Elena - chiuderanno i battenti a breve nell'ambito di uno scellerato piano di ridimensionamento della sanità pubblica in una città in cui la popolazione continua a crescere a dismisura.
Ma la vera quadratura nel cerchio è stata scongiurata. Chi si è accaparrato il palazzetto storico del San Giacomo è lo stesso personaggio che premeva perché il Pincio fosse sventrato e trasformato in un allucinante parcheggio che sarebbe stato funzionale solo e soltanto ai suoi interessi e a quelli degli ospiti del suo residence. Non sarà servito a molto, ma almeno un po' gli ha guastato la festa...
Ma la vera quadratura nel cerchio è stata scongiurata. Chi si è accaparrato il palazzetto storico del San Giacomo è lo stesso personaggio che premeva perché il Pincio fosse sventrato e trasformato in un allucinante parcheggio che sarebbe stato funzionale solo e soltanto ai suoi interessi e a quelli degli ospiti del suo residence. Non sarà servito a molto, ma almeno un po' gli ha guastato la festa...
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