Non mi piaceva quel modo di cercare di dare un'impronta para-autoriale a storie melense come Il paziente inglese e considero sprecata la tensione del romanzo Il talento di Mr Ripley per un film saltellante e singhiozzante come quello interpretato da Matt Damon. Oggi, quando la notizia è arrivata in redazione, abbiamo avuto tutti un moto di dolente stupore: non si può morire così giovani!
Poi, superato lo sgomento, ho avuto l'ardire di spingermi un passo oltre e affermare che non mi era mai piaciuto. Ho scoperto di non essere il solo. Anzi, di far parte di una maggioranza. Possibile che all'improvviso non si sia più costretti a parlar bene dei morti? Così ho ripensato a tutte le volte che ho timidamente confessato la mia perplessità nei confronti di autori e opere più che celebrati e ho scoperto di essere in buona compagnia. Ma ho smesso subito di pensarci per non incartarmi in ragionamenti fatti mille volte. Gli stessi che negli anni del Liceo scatenavano furiose litigate mentre all'Università si concludevano più laicamente con la massima "non è bello ciò che è bello..."
Ma abbiamo detto che qui si parla di lettura e scrittura. Quindi piangiamo uno scrittore che (suo malgrado) ha lasciato un segno profondo nella storia del cinema: è morto Arthur Charles Clarke, autore di '2001 Odissea nello spazio'. Pensate un po': nel 1945 fu il primo a pensare che il futuro delle comunicazioni fosse in certe 'stazioni razzo' orbitanti intorno alla Terra e che noi oggi, molto più prosaicamente, chiamiamo 'satelliti'. Per l'ultimo viaggio del vecchio (accidenti, aveva pur sempre 90 anni!) Arthur C. voglio immaginare una scena come quella finale del film di Stanley Kubrick.
Poi, superato lo sgomento, ho avuto l'ardire di spingermi un passo oltre e affermare che non mi era mai piaciuto. Ho scoperto di non essere il solo. Anzi, di far parte di una maggioranza. Possibile che all'improvviso non si sia più costretti a parlar bene dei morti? Così ho ripensato a tutte le volte che ho timidamente confessato la mia perplessità nei confronti di autori e opere più che celebrati e ho scoperto di essere in buona compagnia. Ma ho smesso subito di pensarci per non incartarmi in ragionamenti fatti mille volte. Gli stessi che negli anni del Liceo scatenavano furiose litigate mentre all'Università si concludevano più laicamente con la massima "non è bello ciò che è bello..."
Ma abbiamo detto che qui si parla di lettura e scrittura. Quindi piangiamo uno scrittore che (suo malgrado) ha lasciato un segno profondo nella storia del cinema: è morto Arthur Charles Clarke, autore di '2001 Odissea nello spazio'. Pensate un po': nel 1945 fu il primo a pensare che il futuro delle comunicazioni fosse in certe 'stazioni razzo' orbitanti intorno alla Terra e che noi oggi, molto più prosaicamente, chiamiamo 'satelliti'. Per l'ultimo viaggio del vecchio (accidenti, aveva pur sempre 90 anni!) Arthur C. voglio immaginare una scena come quella finale del film di Stanley Kubrick.
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