Ho appena letto un'intervista ad Ahmadinejad rilanciata da 'Internazionale'. Mi ha fatto venire in mente un paio di episodi bizzarri. Uno è la sua conferenza stampa-fiume alla Fao un paio di anni fa. Un'esperienza delirante in cui il presidente iraniano parlò di tutto: dalla grandezza di Roma a Gesù Cristo al declino dell'Impero americano. L'altra è più recente e forse ha lasciato nella mia memoria un segno più profondo.
Qualche mese fa un noto accademico, esperto del mondo orientale, è venuto in redazione per la firma di un importante accordo di collaborazione. Prima di andarsene, tra strette di mano e sorrisi di reciproca soddisfazione, ha buttato là una frase quasi senza farci caso. La riporto virgolettata testuale e vi assicuro che il fatto che sia presa fuori contesto non ne altera il senso: "l'Iran è la più grande democrazia del Medio Oriente".
Mi è tornata in mente perchè Ahmadinejad nell'intervista che ho letto afferma la stessa cosa. "In quale Paese occidentale" dice, "va a votare l'80 per cento della popolazione?". Credo che accadesse nella Bulgaria pre-1989 e credo che accada ancora oggi a Cuba, in Corea del Nord e fino a sette anni fa accadeva in Iraq. E' interessante notare come sia caratteristica dei regimi forti - o, diciamola tutta, delle dittature - considerare l'alta affluenza al voto un segno di legittimità dell'eletto e del suo regime. Fino a pochi anni prima che avessi l'età per votare, in Italia il voto era obbligatorio, anche se nessuno mi ha mai spiegato con chiarezza quale fosse la pena - o la penalità - per gli astenuti. Credo che non si potesse considerare neppure quello un alto indice di democraticità.
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