La guerra per lo Strega è cominciata. Già da un po', per la verità, ma bisogna dire che pochi giorni fa è stato sferrato un colpo veramente clamoroso, di quelli che possono modificare le sorti del conflitto. Prima di tutto, però, occorre parlare di quali sono le forze schierate in campo. Avevo detto in tempi non sospetti che Silvia Avallone sarebbe stata la rivelazione letteraria della primavera prossima ventura e che senza dubbio Rizzoli avrebbe puntato su di lei per copiare l'effetto Giordano da Mondadori e abbassare ulteriormente il record di giovinezza sul palco della serata della finale. Non avevo fatto i conti - perchè ancora non la conoscevo - con la contromossa di Mondadori che ha investito in modo massiccio su Alessandro D'Avenia. Non ho ancora letto il suo 'Bianca come il latte, rossa come il sangue', ma a giudicare da quello che si legge in giro, Segrate sta tentando un azzardo degno di Las Vegas: sdoganare nel ninfeo di Villa Giulia una versione intellettuale di Moccia. Se il libro è buono - e non posso ancora giudicare - nulla di male: cosa sono 'La lunga vita di Marianna Ucria' e 'Non ti muovere' se non coinvolgenti melò? Sdoganati quelli non si vede perché non debba avere accesso alla notte dello Strega anche la narrativa adolescenziale, nel senso che racconta gli adolescenti, ma non è scritta da adolescenti, né letta solo da loro.
Su questo, un giorno, dovrò aprire una discussione, perché durante un incontro con gli studenti del Liceo Umberto di Palermo una ragazza ha sbottato: "siamo stufi di quarantenni che raccontano gli adolescenti, ma non vogliamo neppure sembrare gli idioti di un libro come 'Tvukb'". In realtà la Avallone non ha neppure 25 anni e lo stesso Giordano quando scriveva di Mattia e Alice era più giovane di lei. Ma quelle che hanno raccontato loro sono storie sugli adolescenti piuttosto che per gli adolescenti e per giunta ambientati in epoche e ambienti che più lontani da Moccia dai fighetti del triangolo Vigna Clara - Collina Fleming - Parioli non potrebbero essere. Ma questa è un'altra storia: quello che mi fa riflettere è lo sbarco massiccio di romanzi legati a una certa tematica in libreria, nelle classifiche e nel sancta sanctorum dal quale bisogna passare per essere riconosciti come letteratura italiana: lo Strega. L'impressione che ho è che, vinta da Mondadori - e a mani basse - la partita di Giordano, altri cerchino di seguire quel solco, stando attenti a non precipitare nella banalità di fenomeni stagionali come l'innamoramento per il thriller scandinavo.
Intorno alla Avallone e a D'Avenia, cioè, si sta creando un fenomeno che ha poco di naturale: tentare di affermare un primato assoluto di una casa editrice o di un'altra nel trovare (o creare) un esordiente di talento che sia impareggiabile nel tratteggiare il mondo incomprensibile e sconosciuto degli adolescenti. Solo che non è semplice talent-scouting. E' una guerra. Tanto che una decina di giorni fa - per l'appunto - Rizzoli ha visto la Avallone scavalcata in classifica da D'Avenia e contemporaneamente è partita una bordata di quelle capaci di affondare una corazzata. Sul Corriere è comparso un articolo che sputtana lo scrittore palermitano come un volgare approfittatore di una storia umana reale e profondamente drammatica. Conosco bene l'autrice di quell'articolo e so per certo che non c'è dietro una precisa manovra di politica editoriale: non è il tipo che si metterebbe a sparare su D'Avenia solo perchè potrebbe fare piacere alla Rcs. Ma è senza dubbio il prodotto di un clima che si fa sempre più incandescente anche a grande distanza dalla notte dello Strega. Mondadori non ha ancora annunciato la candidatura di D'Avenia, ma tutto sommato in un premio in cui è alta la partecipazione delle scuole e con un libro che si è saldamente piazzato in classifica non vedo perché non dovrebbe farlo. Il vero interrogativo è un altro: lo farà perché crede nell'autore, perchè ha investito sul libro o per fare un altro sgambetto alla Rizzoli e alla Avallone lanciata a tutta birra verso il Ninfeo? Quale che sarà l'esito di questa guerra, voglio vedere come si comporteranno gli editori con i prossimi lavori della Avallone e di D'Avenia. Perché romanzi che piacciono così tanto non possono non avere un seguito sostenuto con altrettanta energia dalle case editrici, a meno che la trasformazione della letteratura (o dovremmo dire narrativa?) in bene di consumo non sia già completa e compiuta e il 'libro evento' non sia destinato a prendere definitivamente il posto del talento. Che sia finita, cioè, l'epoca in cui gli editori cullavano e crescevano i loro autori per condurli dall'esordio alla maturità e sia sorta l'alba su un'era di debutti fulminanti in cui, alla lunga, a restare fulminati sono solo autori di talento dal cui letto l'editore esce di soppiatto non appena diventano troppo vecchi per essere ancora degli enfant prodige.
1 commento:
secondo me invece mondadori candiderà antonio pennacchi col romanzo in uscita, tentando di opporsi alla avallone con un "irregolare outsider" di alta qualità. facendo il giochetto fatto da proprio da rizzoli quando opposero rea a giordano. se vince la avallone è merito della potenza dell'editore, se vince pennacchi è merito delle letteratura che trionfa sempre (trucco vecchissimo...) la domanda che mi faccio io piuttosto è: se alla fine per rizzoli andrà, come sembra, la avallone, chi glielo dice a emanuele trevi che può dimenticarsi lo strega?
certo che la avallonee giustifica il ritiro di veltroni, mentre trevi no. ci sarà da (sor)ridere... in ogni caso, rizzoli è davvero un'armata brancaleone dell'editoria.
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